Danzare il proprio strumento

L'antica arte giapponese del gagaku, tra musica e coreografie

Recensione
world
MITO Settembre Musica Torino
21 Settembre 2009
Forma musicale tra le più antiche del Giappone, il gagaku mescola da millecinquecento anni suoni e danza. A MiTo si è esibita l'Orchestra Imperiale Reigakusha, formazione tra le più quotate in questo contesto e attiva dal 1985; il Lingotto torinese l'accoglie con un pubblico rapito e curioso, ma anche con un impianto d'aerazione particolarmente roboante. L'atmosfera di ieratica ritualità che pervade l'esecuzione delle tre suite cattura l'auditorium dal primo istante, riverberando dalle pareti di ciliegio i delicati colpi aritmici sul piccolo tamburo kakko, sul minuscolo gong shoko e sull'ornatissimo tamburo taiko posto centralmente a dominare la formazione. I musicisti, nelle vesti ufficiali dai larghi panneggi, paiono danzare il proprio strumento, allargando e rallentando ogni singolo movimento, votato alla produzione di una sola meditatissima nota o rintocco. Il passaggio di grossi plettri sulle corde dei liuti biwa è uno spettacolo nello spettacolo, e quando l'intera sezione degli aerofoni dedica tutto il proprio fiato alle lente melodie, fatte di soffio e di sfumature microtonali, il risultato è impetuoso nella sua compostezza. Gli organi a bocca sho intessono un ordito sgranato e luminescente per sorreggere le linee degli oboi hichiriki. La danza bugaku inscenata da Kahoru Nakamura nella seconda suite eseguita esprime tutta l'eleganza ("musica elegante" è la traduzione di gagaku, termine di origine cinese) di un'arte nata e vissuta funzionalmente alle corti imperiali e nei monasteri shintoisti attraverso i secoli, con momenti compositivi sparsi nella storia nipponica: intorno al mille, a fine '800 e negli anni '50 del secolo passato.

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