Galassia Ikeda

Il sound artist giapponese a MITO

datamatics 2.0
datamatics 2.0
Recensione
oltre
MITO Settembre Musica Torino
11 Settembre 2009
Ritmo? A volte ce n’è un po’. Armonia? Mmm… Melodia? Nisba. Si tratta di musica? Mah. Certo con la nuova edition di “datamatics” il giapponese Ryoji Ikeda, cresciuto nell’ambiente creativo di Kyoto, crea paesaggi videosonori del tutto autosufficienti. All’ingresso avviso per i kamikaze dell’ascolto: qui si rischiano crisi epilettiche e travasi di nervi, quindi vengono distribuiti a tutti i volontari tappi per garantirsi altra musica in futuro, DOPO i 70 minuti di Ikeda. Si affonda in una cerimonia ctonia, esoterica. Il buio viene lancinato dalle lame di una proiezione tridimensionale, tipo cad, che traccia dati binari, scarica, downloada mappe interstellari incrociando coordinate di Alpha Centauri, e Beta, Delta, Gamma, Eta e Zeta, stelle di tutti i sistemi. Il silenzio non possiamo più dire se c’era, perché, come si sa, lo tsunami elettronico fa sussultare scatola cranica e scheletro, risonatori universali. Lui, serio con i suoi due Macintosh (il suono, il video), e la sua torcia da speleologo dei sounds, sta al mix in mezzo ai suoi adepti, nella Sala 1 del Museo del Cinema, accogliente casa delle sperimentazioni videosonore live. Alla fine, si prende i suoi caldissimi applausi. Spegne il suono bianco. Si inchina, raccatta i ricaricatori bianchi delle batterie, e se ne va nel grigio soundscape di una qualsiasi città reale.

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