Mauro ci libera tra alti e bassi

Pagani con l'Orchestra della Toscana tocca classici pop e folk con risultati altalenanti

Mauro Pagani, foto MB
Mauro Pagani, foto MB
Recensione
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Teatro Verdi Firenze
25 Aprile 2009
È l’Inno di Mameli ad aprire la sesta edizione del tradizionale concerto che l’Orchestra della Toscana propone nell’anniversario della Liberazione. La direzione artistica di quest’anno è affidata a Mauro Pagani, che ha imbastito un ambizioso percorso tra musiche e canzoni internazionali. Si parte dall’America Latina, con un omaggio al rivoluzionario Simon Bolivar, ma l’appeal si dimostra subito modesto, in particolare per le due cantanti Mariuccia Colegni e Roberta Zanuso chiaramente sottotono. Mauro Pagani invece è in piena forma, perfettamente a suo agio nell’interpretare “La domenica delle salme” sulla chitarra di Mauro Di Domenico. Il pubblico trattiene il fiato, per poi tornare a liberarlo sui ritmi latini di “Comandante Che Guevara”. Alcuni episodi poco consistenti fanno da ponte prima dell’entrata in scena della cantante inglese Z-Star, vera “stella” della serata. La giovane e brava vocalist imbraccia decisa la chitarra e guadagna subito l’entusiasmo degli spettatori con un medley reggaeggiante a suon di “Blowin’ in the wind”, “Get up, stand up” e “Sunday Bloody Sunday”. Anche la band, che si avvale delle percussioni di Arnaldo Vacca, del basso di Max Gabanizza e del pianoforte di Claudio Starniolo, dà qui il meglio di sé. L’orchestra interviene sulla toccante poesia di Paul Eluard, “Libertà”, musicata da Stefano Palladini, e riesce a stemperare la successiva e ormai abusata “La Cucaracha”. Ha un certo fascino anche l’intermezzo del cantautore catalano Juan Isaak, seppur attraversato da una vena fin troppo struggente che tocca il suo apice nel brano “Manfred”. Sul finire del concerto è Mauro Pagani a recuperare la scena per lanciarsi sul “Libertango” di Piazzolla con alcuni assolo di violino, prima di una conclusione come da copione con “Bella Ciao” e “Imagine”.

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