Suonar mangiando a Slow Fish
Alla fiera genovese spazio anche alla buona musica world e folk
Recensione
world
Non è più una sorpresa che la macchina di Slow Food abbia allargato i propri orizzonti dal piatto, dedicandosi anche ad altri sensi. Al momento dopo il gusto, nella scala di valori dell'organizzazione fondata a Bra da "Carlin" Petrini, tocca all'udito la piazza d'onore: a Faenza una tavola rotonda tra professional aveva sancito una comunione di intenti tra SF e Audiocoop. A Terra Madre, a Torino, avevamo visto musicisti non professionisti da mezzo mondo calcare l'immenso palco del Palaisozaki a fianco dei "glocal" Mau Mau. Ora con Slow Fish la storia si ripete, e alla fiera genovese dedicata al pescato nelle sue diverse forme e cotture si è affiancata un'interessante programmazione musicale (curata da Raffaele Pinelli) modulata tra artisti locali - le famose squadre di trallallero che avevano fatto impazzire Alan Lomax nella sua storica campagna italiana del '54 - e stelle del panorama indipendente italiano. Dal tardo pomeriggio infatti, su una piccola chiatta posta sul mare di fronte all'area espositori della fiera, Quintorigo e Ginevra Di Marco hanno dato il meglio di sè per presentare i rispettivi lavori - più rock e tirato quello del rinnovato gruppo romagnolo, dedicato ai profumi del mondo il set della Di Marco, con tsouràs, batteria e tastiere. Filippo Gambetta e il suo trio hanno ammaliato il pubblico con ardite evoluzioni tra suoni folk e personali reinterpretazioni delle melodie popolari, mentre l'Orchestra Bailam stupisce per come folleggia con incedere zappiano tra le culture mediterranee. Due proposte liguri che ben si adattano al contesto portuale e di viaggio genovese, e che - restando in tema di cibo - si differenziano nell'approccio all'arte sonora: meditato il primo, bulimici i secondi. Speriamo che Slow Food prosegua su questa intelligente strada.
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