Clip & pattern
Greenaway e i suoi musicisti al festival Futuro Presente di Rovereto
Recensione
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Il festival Futuro Presente di Rovereto ha convocato nel programma di “Screen. Gli schermi del futuro” Peter Greenaway, il suo cinema, il suo anticinema e suoi musicisti, dal primo fratello sonoro Michael Nyman (qui con la sua mostra fotografica “Sublime”), a Giovanni Sollima (scelto per “Nightwatching”) e Marco Robino (prodotto da Volumina con i suoi Architorti dentro “Peopling the Palaces” alla Reggia della Venaria Reale di Torino, poi ancora con Greenaway per “L’ultima cena” di Leonardo a Milano e il documentario su Rembrandt “J’accuse”).
Greenaway, Mago Merlino multimediale, ha condotto la “Tulse Luper vj performance”, tre film di due ore sparati su svariati schermi con l’alea del regista stesso che sceglie tra migliaia di clip cosa mandare in visione antinarrativa, affiancato dall’olandese dj Radar.
Giovanni Sollima ha suonato per due ore con una energia colossale “Tangibile interface low-cost”: più che un concerto quasi un one-man-show, in cui il compositore-performer palermitano suona il suo violoncello con tecnica prodigiosa, potente, classica e insieme improvvisativa e rock (riesce a mettere Jimi Hendrix dentro Marin Marais!), ma soprattutto stupisce con il suo giocattolo elettronico “giurassico” - come lo chiama scherzando lui - un sequencer vecchiotto con un software invece messo a punto con ricercatori del Politecnico di Losanna che su un video mostra registrazioni live di voce e strumento su piccoli chip-piastrine da domino sonoro, continuamente spostate, scombinate, montate mentre un laser|scan|sonar scorre incessantemente su un foglio-spartito. Ne viene fuori una mini sinfonia di pattern minimalisti alla Steve Reich, e insieme la galleria di chance ancora possibili per uno che adora creare musica inaudita davanti al pubblico.
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