La parola d'ordine negli intervalli è che l'orchestra è "trasformata", ma altre volte quest'orchestra aveva fatto indovinare le sue possibilità e aspettava solo un direttore che le valorizzasse appieno. Ora quel direttore è arrivato. E che direttore! A tratti il suono che si espande dalla buca ha una forza tellurica, ma perfettamente controllata, anche nelle sferzate apparentemente selvagge degli ottoni, più spesso è raccolto e insinuante, ma sempre la tinta di fondo è corrusca, con pennellate del color della pece. Orchestra e coro (anch'esso "trasformato") sono i protagonisti assoluti, ma Muti non trascura i cantanti, alleggerendo l'orchestra in proporzione al loro peso vocale, quando possibile. E soprattutto li ha portati a una sottile precisione delle inflessioni vocali e delle articolazioni verbali, durante prove lunghe e accurate, nonostante fosse una ripresa dell'allestimento salisburghese della scorsa estate.
Aleksandrs Antonenko, non è l'ideale, quanto a potenza, però di questi tempi non è facile trovare di meglio. Nell'Esultate è un po' prudente (ma niente male) e poi va migliorando sempre: nel complesso, molto meglio di quel che diceva chi l'ha ascoltato nell'enorme Grosses Festspielhaus di Salisburgo. Marina Poplavskaya, a parte qualche suono fisso e una pronuncia oscura, è brava e intensa, con un quarto atto sublime. Giovanni Meoni è un altro "trasformato": uno Jago mai urlato, sottile e gesuitico, pericolosissimo. Comprimari discreti ma migliorabili.
Non si capisce perché la regia intelligente e sostanzialmente tradizionale di Stephen Landgridge sia stata osannata o distrutta a Salisburgo: in un grigio e opprimente ambiente da caserma, senza paccottiglia pseudoveneziana, punta tutto sulla recitazione dei protagonisti, tenendo d'occhio sia Shakespeare che Verdi.
Interpreti: Aleksandrs Antonenko (Otello); Marina Poplavskaya (Desdemona); Giovani Meoni (Jago), Barbara Di Castri (Emilia), Roberto De Biasio (Cassio), Antonello Ceron (Roderigo), Giovanni Battista Parodi (Lodovico), Paolo Battaglia (Montano), Fabio Tinalli (Araldo)
Regia: Stephen Landgridge
Scene: George Souglides
Costumi: Emma Ryott
Coreografo: Philippe Giraudeau
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Riccardo Muti
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma - Coro di Voci Bianche di Roma
Maestro Coro: Andrea Giorgi - José Mario Sciuto
Luci: Giuseppe Di Jorio