Angelique all'assalto del forte
La cantante del Benin e la sua grinta incontenibile conquistano Sarzana e Sconfinando
Recensione
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Quando, a tre quarti del concerto, Angelique Kidjo prende letteralmente per mano il pubblico e lo chiama a salire sul palco, capiamo improvvisamente il significato di “trascinante”. Perché se prima gli spettatori comodamente seduti si sono limitati ad ascoltare i suoi successi, da “Olofoofo” a “Djin Djin” (tratta dall’ultimo omonimo album, dove la beninese la canta con Alicia Keys e Brandford Marsalis), poi hanno cantato con lei della “mama Africa”, poi sono stati fatti alzare da una corsetta sotto il palco della cantante, ed infine sono stati portati on stage a ballare con lei. In mezzo musica turgida di funky e afrobeat, grazie ad un gruppo che è una macchina da guerra, e una visione della vita molto chiara nei discorsi al pubblico: globalizzazione, identità, ruolo della donna ma anche scherzi con i bambini e con i musicisti. Una decina alla fine i pezzi suonati, tesi e dilatati per lasciar sfogare i solisti e i volenterosi del ballo, da classici africani alla rilettura di “Gimme Shelter” che le ha fruttato un Grammy per la world music nel 2008. Gli spettatori di Sconfinando apprezzano, e dopo un inizio freddino si lasciano trasportare come pigne da un ribollente torrente di montagna fino alla scampagnata di gruppo sul palco, quando al ritmo delle percussioni a tutti tocca un giro di danze in solitario. La Kidjo è un punto fermo della musica africana portata alla ribalta in Occidente, grazie a un suono che si colloca a metà strada tra il pop le proprie tradizioni, e dal vivo questo ben emerge grazie ad una grinta che di rado si può apprezzare. E a 48 anni suonati, dopo aver salutato il pubblico, Angelique è salita sul proprio pullman ed è partita alla volta di Parigi per una nuova data. Indistruttibile. Sconfinando chiude i battenti con una bella dose di energia.
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