Traoré, la suadente leonessa

A Torino Rokia affascina e convince, giocando con la sua voce delicata

Il gruppo della Traoré dal vivo a Torino
Il gruppo della Traoré dal vivo a Torino
Recensione
world
Musica 90 Torino
02 Luglio 2008
La cornice del Parco Stura, periferia "in via di riqualificazione" a Torino, è surreale: a fianco si svolge una serata di liscio a tratti invadente. Ma non sarà questo a fermare Rokia Traoré, giovanissima (in rapporto all'esperienza dimostrata: 26 anni) voce del Mali che per l'ultimo "Tchamanche" è rimasta folgorata sulla via di Duluth e come Dylan ha deciso di elettrificare il proprio suono. Dal vivo conferma la nuova attitudine portando con sé solamente un collega allo ngoni, per il resto basso chitarra cori e batteria. E per chi vorrà riproporre lo stantìo adagio dell'Africa "col ritmo nel sangue", gli unici bianchi della band sono proprio la sezione ritmica. Qui risiede la forza del suono di Rokia: con gli strumenti melodici a ripetere cellule e piccole frasi, quasi gustandosele come un buon vino, è la batteria con pochi cambiamenti dinamici, o il basso che ora pulsa ora si gonfia, che spostano le dinamiche dei dilatati brani. Questi partono spesso sornioni e a cuore aperto, per ingigantirsi senza fretta: non c'è urgenza di solisti strappapplauso, sono sufficienti microvariazioni per spostare il mood. Oltretutto l'organico ridotto evidenzia i singoli strumenti, dando al gruppo un suono nitido e cristallino. Su tutti verrebbe spontaneo porre la voce di Rokia: ma la sua forza non risiede nella tecnica vocale, che si fa soffiata e delicatamente insicura, mai ruggente. Parla molto, la Traoré: presenta i pezzi, arringa sul suo paese, dimostra un'intelligenza notevole. E lascia alla musica nel suo insieme il compito principale: comunicare, senza fronzoli. L'impressione comunque è che le manchi ancora un pizzico di rapporto col pubblico, per far arrivare la propria musica a una più vasta platea. Sarebbe successo mondiale garantito.

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