Le novità del giorno di Hindemith
Pizzi e Bartoletti sono riusciti a portato ad un entusiastico successo Neues von Tage, opera asciutta, acida, la cui fredda satira non sembrava molto accattivante. Era stata rappresentata in Italia solo una volta, nel 1955 a Napoli, ma in una versione profondamente modificata rispetto all'originale.
Recensione
classica
In Italia Neues von Tage era stata rappresentata solo una volta, a Napoli nel 1955, ma nell'edizione totalmente rivista e corretta dall'autore, che aveva molto smussato la versione originale del 1929. Quindi è stata praticamente una scoperta. Il libretto - una coppia che, per divorziare, si trova al centro di una serie di scandali assurdi e diventa protagonista delle cronache giornalistiche e degli spettacoli teatrali, in attesa che fosse inventata la televisione - è una satira della società moderna e fu scritto per Hindemith da un celebre autore di canzoni, di cabaret e di riviste musicali. Quindi la musica cita o imita le canzoni, il jazz, le danze e il cabaret. Ma per il 90% qui c'è lo Hindemith della Nuova Oggettività, a base di contrappunto moderno, ritmi spigolosi, timbri taglienti e armonie acide: da questa musica distaccata e antisentimentale nasce una comicità moderna, rappresentazione feroce e amara d'una società che trasforma le persone in automi. Tutto è rapidissimo, cosicché il testo di preoccupante lunghezza viene bruciato in tre brevi atti: l'unico appunto che si può fare a questa messa in scena è di averli unificati in un unico atto di dimensioni wagneriane, facendo emergere la ripetitività delle situazioni del libretto e la sostanziale uniformità della musica. Per il resto Pier Luigi Pizzi ha creato uno spettacolo perfetto: spumeggiante d'ironia e anche caricaturale, ma sempre acido, freddo e, ovviamente, elegantissimo. Geniale l'inserto danzato, per il quale Gheorghe Jancu si è ispirato ai balletti meccanici di Oskar Schlemmer, circa 1930. Gli interpreti dovevano vedersela non tanto con difficoltà vocali quanto con problemi ritmici insidiosissimi e sono stati ammirevoli per coordinamento e omogeneità: da citare su tutti l'eccellente Gun-Brit Barkmin. Il merito principale di un'esecuzione curatissima e quasi perfetta (quasi, perché qualche lieve sbavatura è inevitabile in una partitura così spinosa) va indubbiamente a Bruno Bartoletti.
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