Un Wozzeck per pochi

Quarta edizione del Wozzeck all'Opera: dalla storica prima italiana del 1942 non era mai successo che passassero quasi trentacinque anni tra due riprese di questo capolavoro del ventesimo secolo. E non era mai successo che lo si rappresentasse in un teatro così vuoto, ma il non averlo inserito in abbonamento e non aver fatto un'adeguata promozione rendevano prevedibile questo risultato deprimente.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Alban Berg
19 Ottobre 2007
Si può non essere sempre d'accordo con Gelmetti, ma bisogna riconoscere che non fa mai a caso quel che fa: questa volta afferma che Berg è vicino a Strauss e Puccini e conseguentemente lo ammorbidisce, lo illanguidisce e, per quanto possibile, rende sentimentale il suo aspro espressionismo. A patirne è l'ancor oggi straordinaria forza d'urto del Wozzeck. Le scene più allucinate, come quelle della taverna e della caserma, impallidiscono fin quasi a svanire. Va meglio nei momenti più lirici, legati principalmente al personaggio di Marie, anche perché Janice Baird è un'interprete magnetica. Ma è l'unica. Alcuni ruoli brevi ma fondamentali - in particolare il Dottore, Andres, il Pazzo - sono ridotti al livello di comprimariato. Si salva Pierre Lefebvre come Capitano, più per merito del personaggio costruitogli dalla regia che per la sua interpretazione vocale. Quanto a Jean-Philippe Lafont: ha cantato molte volte quest'opera e ha maturato profondamente il suo personaggio, ma non siamo d'accordo con questo Wozzeck stanco, svuotato, ridotto a uno stato semivegetativo dall'inizio alla fine. Però è prodigioso che, corpulento com'è, riesca a trasformarsi in una larva umana: anche qui c'è l'aiuto della regia. Proprio la regia di Giancarlo del Monaco è il lato più convincente dello spettacolo. La scena unica è un piano inclinato, chiuso da pareti e soffitto sghembi, e i personaggi entrano ed escono da botole che si aprono nel pavimento. Non uno spazio reale ma un luogo mentale soffocante e senza vie d'uscita. Tutto è privo di colore, tranne un raggio luminoso rosso, che a tratti attraversa il palcoscenico come un urlo. Quest'espressionismo astratto di marca tedesca è molto coerente, ma presenta qualche rischio di monocromia, in un'opera che ha una "tinta" di fondo uniforme ma richiede anche pennellate di colori violenti e squarci di natura (la luna, il lago) stravolta. Teatro semivuoto (lo spettacolo era fuori abbonamento: perché???) e applausi di circostanza.

Note: Nuovo allestimento. In lingua originale con sovratitoli.

Interpreti: Jean-Philippe Lafont / Jacek Jan Strauch, Janice Baird / Eilana Lappalainen, Richard Decker / Kristjan Johannsson, Alexander Kaimbacher, Pierre Lefebvre / Patrizio Saudelli, Franco Facini, Nikolay Bykov, Cesare Ruta, Carlo Maria Zanetti, Natascha Petrinski, Federico Lepre

Regia: Giancarlo Del Monaco

Scene: Giancarlo Del Monaco

Costumi: Giancarlo Del Monaco

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera

Direttore: Gianluigi Gelmetti

Coro: Coro del Teatro dell'Opera e Coro di voci bianche dell'Arcum

Maestro Coro: Andrea Giorgi e Paolo Lucci

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