La grande storia di eros secondo Claudio Ambrosini
Il canto della pelle (Sex unlimited), per ensemble, quattro solisti e un'attrice è un omaggio alla sessualità e alla forza generante che anima la natura. Il lavoro, eseguito in prima assoluta all'Opera di Lione è il secondo tassello di un'ambiziosa trilogia di cui fanno parte Big Bang Circus e Il Giudizio Universale, due opere altrettanto gioiose e irriverenti, già andate in scena negli anni passati.
Con la sua ultima opera Claudio Ambrosini ha voluto celebrare l'incontenibile vitalità dell'eros. Il canto della pelle (Sex unlimited), per ensemble, quattro solisti e un'attrice è un omaggio alla sessualità e alla forza generante che anima la natura. Il lavoro, eseguito in prima assoluta all'Opera di Lione è il secondo tassello di un'ambiziosa trilogia di cui fanno parte Big Bang Circus e Il Giudizio Universale, due opere altrettanto gioiose e irriverenti, già andate in scena negli anni passati.
"Melodramma giocoso in due parti e un labirinto", recita il sottotitolo, alludendo alla struttura dell'opera: due atti composti da un collage di scene staccate, a immagine dell'eros proteiforme che le attraversa, più un intermezzo, il labirinto, in cui si denunciano i soprusi che la società compie ai danni di questa linfa vitale, incanalata e trasformata in mercanzia. Nella prima parte, un sacerdote, due divinità tantriche, due mistici, Saffo, una coppia di medici veneziani da commedia dell'arte, si alternano per coniugare eros in tutti i suoi aspetti. La musica segue lo straripare dell'immaginazione in modo agile e suadente. Durante il labirinto tutto tace e le luci si spengono, a muovere gli ascoltatori restano solo le voci registrate che raccontano di stupri e le immagini crude di squallidi siti internet. Il contrasto con le due parti estreme è molto efficace, anche se la seconda parte è musicalmente inferiore alla prima. A condurre il gioco è ora un'attrice, una sorta di zerbinetta-pornostar, che ci guida tra provocazioni nel regno dei desideri inconfessabili. Nel complesso l'opera risente dell'eccesso di mezzi dispiegati: video, elettronica, canto, recitazione, testi di tutti i tempi e luoghi. Un po' troppo anche per un'opera che vuole celebrare l'esuberanza della vita.
Interpreti: Thomas Krol et Fabrica, video
Regia: Peter Beat Wyrsch
Orchestra: Solistes de Lyon, dir. Bernard Tétu
Ensemble Orchestral Contemporain - Stefano Celeghin, direttore
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento