La montagna incantata di Henze

Ritorna uno dei primi capolavori di Henze, uno dei pochi autori che engli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso non dava per morta l'opera.

Recensione
classica
Teatro delle Muse Ancona
Hans Werner Henze
09 Dicembre 2005
In un albergo di montagna una piccola corte ruota intorno al Grande Poeta, che domina e manovra tutti con la sua dubbia superiorità intellettuale e col suo indubbio mostruoso egoismo: alimentando la sua poesia con l'osservazione delle debolezze degli altri, non può sopportare la salute fisica e psichica di due ragazzi innamorati e quindi li spinge a una fatale escursione durante una tormenta. Questo Don Giovanni che seduce spiritualmente (e non solo) gli altri e ne succhia la linfa vitale è uno spietato ritratto dell'artista moderno? E la vita in quella hall d'albergo è una metafora della condizione umana? Dove finisce la satira e inizia la tragedia? L'illustre coppia librettistica Auden-Kallman non predispone risposte certe e mantiene un'ambiguità che si potrebbe definire mozartiana. L'abilissima orchestrazione di Henze è un tappeto di schegge taglienti o un avvolgente pulviscolo luminoso per le voci. Il canto s'adatta come un guanto sia alle singole parole che alle articolazioni formali del testo (il flusso musicale è ininterrotto ma vi si distinguono dialoghi in funzione di recitativo e zone liriche assimilabili a arie, duetti e concertati), muovendosi ecletticamente tra le asprezze intervallari dell'avanguardia (per l'isterica Hilda) e le espansioni tardoromantiche (per i giovani innamorati). Straordinaria la direzione di Lothar Koenigs, che realizza con una strenua cura ogni dettaglio insieme all'ottima Filarmonica Marchigiana, qui in versione cameristica. Davide Damiani è un maiuscolo protagonista, ma gli altri non sono da meno. Compito semplice e terribile portare in scena questi tre atti, che si svolgono nel chiuso di un solo ambiente, senza che succeda nulla. Pizzi trova la chiave giusta nell'alternanza del realismo di alcuni elementi d'arredamento (le didascalie del libretto sono minuziosissime nel descrivere l'ambiente chiuso e soffocante) e dell'astrazione di uno spazio un po' zen formato da una pedana di legno e sei altissimi tronchi nudi. Bellissimo.

Note: coproduzione con Teatro di San Carlo di Napoli

Interpreti: I.Siebert, E. Laurence, R. Abbondanza, J. Bellemer. D. Damiani, R. Rosique

Regia: Pier Luigi Pizzi

Scene: Pier Luigi Pizzi

Costumi: Pier Luigi Pizzi

Orchestra: Orchestra Filarmonica Marchigiana

Direttore: Lothar Koenigs

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.