Fogazzaro all'opera
Teatro Comunale di Bologna, Conservatorio, Università e Accademia di Belle Arti riesumano con begli esiti Malombra, opera nel cassetto di Marco Enrico Bossi
Recensione
classica
Fogazzaro all'opera. Per la prima assoluta di una partitura nel cassetto, Malombra di Marco Enrico Bossi, libretto – in parte - nientemeno che di Renato Simoni, il poeta di Turandot e proprietario della splendida raccolta oggi al Museo Teatrale alla Scala. Bossi fu direttore del Liceo Musicale di Bologna, e lo conoscono (?) i bolognesi e gli organisti, perché quello era il suo territorio d'elezione. Al Comunale di Bologna s'è recuperata, con ricostruzione di Pierangelo Valtinoni, questa partitura di buona confezione, cui Bossi lavorò negli anni intorno alla Prima guerra. Operazione molto ben condotta, quella di questo recupero, che ha visto convergere, accanto a inevitabili supporti, forze del Conservatorio "Martini", dell'Università (registi e saggisti) e dell'Accademia di Belle Arti.
La produzione non ha tracce di scuola e sarebbe più che degna di ogni nostro teatro medio-piccolo: le belle scene dei tre atti, di taglio tradizionale, aprono su suggestive proiezioni a tema lacustre, e il giovane cast si muove in agio: su tutti è parsa la Contessa Fosca di Katarina Nikolic, accanto all'efficace Roberta Pozzer nel ruolo principale e all'ottimo Steinegge di Giuseppe di Paola.
L'opera fu conclusa da altre mani: per la poesia da Luigi Orsini, che aveva collaborato con Simoni, e per la musica dal figlio Rinaldo Renzo Bossi. Lo scarto è palpabilissimo, il dramma s'inclina si perde di atto in atto. Ma è complessivamente un lavoro interessante, testimone di buon mestiere. Bossi compose una partitura orgogliosa e ambiziosa. La conduzione drammatico musicale è durchkomponiert, senza forme chiuse, ed echeggia i dominanti modelli francoitaliani nonché soluzioni wagnerian bolognesi (il luogo e l'epoca le rendevano d'obbligo) in certi declamati e persino in tracce di Leitmotive di cifra bayreuthiana. Opera difficile, e forse la migliore sorpresa è venuta dal giovanissimo maestro, Massimo Donadello, che ha diretto con spessore e giusta dose di muscoli, reggendo sempre palcoscenico e buca, solo coprendo un po' le voci più piccole (ma la scrittura di Bossi costringeva a farlo). Regia coordinata da Massimiliano Cossati, scene di Battistini e Catapano, costumi di Francesca Messori. Si parla d'una ripresa in forma di concerto all'Olimpico di Vicenza.
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