Gli en plein della Settimana Stockhausen

Inizia a Bologna una sei giorni che offre 16 prime italiane

Recensione
classica
Teatro Manzoni Bologna
Karlheinz Stockhausen
06 Novembre 2004
Mentre raccogli le doglianze di quanti si ritrovano teatri che si spopolano mese dopo mese, a Bologna - teatro Manzoni, dove due giorni prima aveva esordito l'Orchestra Mozart di Abbado - sei all'inaugurazione della Settimana Stockhausen che coinvolge Bologna Modena e Reggio Emilia e trovi una sala stracolma. Ci trovi perfino i gggiovani: allora esistono, e ce n'è una quantità da paura, e con Karlheinz Stockhausen live, sempre biancovestito, entrano in contatto come se del Suono stockhauseniano si nutrissero dalla nascita. E' una delle lezioni che la Settimana Stockhausen inizia a fornire. In questi sei giorni, Angelica Festival (un grazie) offre 18 opere tra le quali 16 prime italiane. Con tutto il rispetto, verrebbe quasi da dire "altro che Biennale di Venezia". E accanto alle presenze, noti pure le assenze: quanta critica, quanto mondo professionale della musica italiana era in sala, secondo voi? Il ragazzo Stockhausen, settantasei anni, nella sera d'esordio ha fatto ascoltare due composizioni. La prima è Düfte – Zeichen (Fragranze – Segni), versione per nastro di una scena di Sonntag, dal ciclo Licht. Due parole dell'autore in apertura per suggerire di chiudere gli occhi ("non c'è nulla da vedere") e immergersi nella musica. La quale - sette voci favolose che vanno e vengono, un sintetizzatore spesso chiamato a sostegni rituali con lunghi pedali - viene da casse che circondano il pubblico. E' uno spazio agìto che vive tra le pareti della tua scatola cranica: pensi a John Cage già quando Stockhausen invita all'ecologica scelta di chiudere gli occhi; ti riappropri dell'Ascolto. Un'opera di impressionante tensione. Altre cose nella seconda parte, che offre la prima italiana di Sonntags - Abschied (Addio, da Domenica). Cinque sintetizzatori live, e ancora Stockhausen alla consolle in sala. L'opera pare un'evoluzione possibile e transustanziata di un progressive rock orfano dell'impulso percussivo. Sarà perché i tastieristi questa volta "li vedi", ma l'impressione è meno incisiva. Quanto interesse, però, per queste prime due ore. Nel pomeriggio, folla oceanica al Comunale per l'incontro di Giordano Montecchi con Stockhausen. Un'altra lezione, qui urge fare ecologia delle nostre programmazioni...

Note: S e t t i m a n a  S t o c k h a u s e n g i o r n i  d i  a s c o l t o  e  c o n c e r t i c o n   K a r l h e i n z  S t o c k h a u s e n Bologna, Modena, Reggio Emilia 6 > 13 n o v e m b r e 2 0 0 4 progetto speciale presentato da A n g e l i c a - Comune di Bologna, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Comunale di Modena, REC Festival d'Autunno Reggio Emilia

Interpreti: Marc Maes (Belgio), Frank Gutschmidt (Germania), Fabrizio Rosso (Italia), Benjamin Kobler (Germania), Antonio Pérez Abellán (Spagna): sintetizzatori Karlheinz Stockhausen proiezione del suono

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln

classica

Federico Maria Sardelli e il sopranista Bruno de Sá per un programma molto ben disegnato, fra Sturm und Drang, galanterie e delizie canore, con Mozart, da giovanissimo a autore maturo, come filo conduttore