La prima dell'ultimo Berio

A Venezia la più attesa prima italiana nella coda multicolore di una Biennale Musica dal bilancio positivo

Recensione
classica
Biennale Musica Venezia
22 Ottobre 2004
La coda di questa Biennale disegnata da Giorgio Battistelli è resa sontuosa dalla prima italiana dell'ultima opera di Berio, "Stanze", partitura di formidabile spazialità timbrica, di espressione lacerante e asciutta. Se ne percepisce netto il profumo di capolavoro; fin troppo ovvio pensarla fin d'ora come premonizione e riflessione su un congedo (in fila, in forma-arco, testi di Celan Caproni Sanguineti Brendel Pagis). D'alto livello la prova dell'Orchestra nazionale della Rai e del Coro di Santa Cecilia: il tema conduttore della Biennale 2004 è l'orchestra, e Lothar Zagrosek ha guidato in eccellenza queste affollate compagini strumentali e vocali (coro diretto da Gabbiani, baritono Dietrich Henschel, come schiacciato da volumi assai cospicui per le caratteristiche della pur bella sala archeologico industriale del Teatro alle Tese). Il tema "orchestra" (55 compositori da 25 Paesi: una vera rassegna, quasi una mostra del contemporaneo, non fosse per l'assenza urlante degli Usa e per la benemerita apertura alla nuova Europa) pare leggermente appiattire i potenziali sperimentali e, molto spesso, denuncia in fondo ciò da cui vorremmo fuggire, cioè un diffuso appiattimento su codici "internazionali". Bella l'operazione composers in residence messa in atto con l'Orchestra sinfonica del Friuli-Venezia Giulia: spiccava la qualità della belgradese Isidora Zebeljan ("The Horses of Saint Mark"), la vitalità della russa Julia Gomelskaya, e accanto a queste, sis egnalava l'incompiuto pot pourri espressivo e stilistico del macedone Nikola Kodjabashia (parti che sembra un ibrido perfetto Gorecki-Pärt, poi ti perdi in una sorta di zapping nevrotico). Conferma di qualità, l'ultimo pomeriggio, per gli olandesi dell'Asko Ensemble: con un Francesconi abilissimo e forse prolisso, spiccava la sfacciata abilità drammaturgica del solito Ligeti, rappresentato da un vecchio estratto (1988) dal "Grand Macabre". Dimenticabili altre cose ma non la duttile bravura degna di memoria del soprano canadese Barbara Hannigan.

Interpreti: baritono Dietrich Henschel

Orchestra: Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

Direttore: Lothar Zagrosek

Coro: Coro dell'Accademia di Santa Cecilia

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

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