Marie Victoire resta a terra

Prima assoluta di un'opera di novant'anni fa: era un debito da assolvere, ma Marie Victoire non piaceva neanche a Respighi, che la lasciò nel cassetto.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Ottorino Respighi
27 Gennaio 2004
Dopo quasi novant'anni "Marie Victoire" è stata finalmente rappresentata, però non è realmente partita neanche questa volta e forse non partirà mai, perché appena prova a dare qualche colpo d'ala viene riportata a terra da tanta zavorra inutile o francamente brutta. Il peso maggiore è costituito dal libretto, una storia pretestuosa ambientata durante la Rivoluzione Francese: Hugo De Ana ha preso l'unico partito possibile, reinventarlo completamente. Ecco dunque una compagnia di attori che, accampata alla stazione in attesa del treno, prova "Marie Victoire". Gradualmente la stazione svanisce e siamo trasportati negli anni della Rivoluzione, rappresentata più come un sogno, anzi un incubo, che come realtà. Al quarto atto la stazione ricompare, arriva il treno, gli attori finiscono la prova, il protagonista si spara, ma neanche fa finta di morire: è ora di partire. Ma è una regia riuscita a metà e spesso De Ana deve salvarsi in corner con l'espediente delle proiezioni su un velatino, che nascondono tutto: in fin dei conti sono i momenti migliori, di volta in volta onirici, violenti, sanguinosi, sensuali. Respighi è ancora giovane ma già orchestra benissimo ed è meno pomposo del futuro Accademico d'Italia. Molto è farina del suo sacco ma si sente l'attento studio dei francesi, dei russi e di Strauss. Forse non conosce ancora Stravinskij, ma usa anche lui la poliritmia. Vuole tenersi alla larga dai veristi e ci riesce quasi sempre, tranne in certe sparate vocali, soprattutto tenorili. Ma è colpa di Respighi o di Alberto Cupido, che anche qui spinge e apre come è abituato a fare? Nelly Miricioiu è più misurata ma si potrebbe desiderare di meglio, soprattutto quanto a intonazione. Bene gli altri, principali e secondari. Ma qui la vera protagonista è l'orchestra, cioè Gianluigi Gelmetti, insuperabile nelle opere italiane di quegli anni.

Interpreti: Miricioiu/Taliento, Gazale/Solari, Cupido/Drappello, Surian/Facini, Utzeri, Gagliardo, Taliento/Natale, Gamghebeli, Franci, Buffoli, Farneti/Natale, Di Bagno, Snarsky, Nardinocchi, Accurso, Cosotti/Ruta, Ricci, Caforio, Taliento/Pacheco, Angelica, Bettoschi

Regia: Hugo De Ana

Scene: Hugo De Ana

Costumi: Hugo De Ana

Corpo di Ballo: Corpo di ballo Teatro dell'Opera di Roma

Coreografo: Juan De Torres

Orchestra: Orchestra Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Gianluigi Gelmetti

Coro: Coro Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Andrea Giorgi

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

In programma Čajkovskij e Gon 

classica

Il violinista in recital per l'Accademia Filarmonica Romana

classica

Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte