Musica slava "d.o.c.". al Mittelfest del sorriso.
La sensibilità e la bravura di Pavel Vernikov, Anatole Liebermann e Kostantin Bogino regalano al pubblico cividalese una splendida esecuzione dei Trii di Smetana e Cajkovskij.
Recensione
classica
Giornata conclusiva del Mittelfest, con l'anima della Mitteleuropa asburgica e quella della nuova Europa progressivamente sempre più aperta verso est, che si specchiavano nelle due proposte serali: la tradizionalissima "Musica sul Danubio e la famiglia Strauss" e la serie delle sedici brevi Microcommedie, commissionate ad altrettanti autori della nuova Mitteleuropea sul tema del Festival di quest'anno, la comicità. Ma l'evento che ha aperto questa calda domenica cividalese, per la delizia del pubblico che gremiva la piccola chiesa di S. Maria in Corte, è stato il concerto del Trio Cajkovskij, la formazione che dal 1975 vede riuniti il violinista Pavel Vernikov, il violoncellista Anatole Liebermann e il pianista Kostantin Bogino. Con un programma che si apriva col Trio in sol minore op. 15 di Smetana e proseguiva col Cajkovskij de "Le Stagioni" e del Trio in la minore op. 50, i tre musicisti russi hanno dato prova di una più che collaudata intesa, una significativa sintonia nel pensiero musicale per dialogare liberamente nella densa scrittura di questo repertorio tardoromantico. Nel lavoro di Smetana, ispirato alla perdita della piccola figlia del compositore, Bedriska, e carico di una tensione che pur non mancava di lasciare spazio a passaggi improvvisativi dal tenero sapore chopiniano, il pianoforte di Bogino ha saputo fungere da punto di riferimento per gli accenti intensi del violino e la chiara voce del violoncello, con instancabile slancio e significativa attenzione alla limpidezza del tocco, malgrado un'acustica non favorevole allo strumento a tastiera. Strepitosi nel "Presto" che concludeva il trio del musicista boemo, i tre esecutori hanno trovato un registro più leggero e salottiero per alcuni brevi quadri tratti da "Le Stagioni" di Cajkovskij, per ritornare all'atmosfera nuovamente drammatica del Trio op. 50, dedicato alla memoria di Anton Rubinstein. Elegiaco e triste nel primo movimento, il brano cameristico del compositore russo rimandava, nel successivo Tema con variazioni, al mondo pù ottimistico e ritmicamente vivace dei celebri "Lo Schiaccianoci" e "Il lago dei cigni": qui Vernikov, Bogino e Liebermann si sono prodotti in virtuosismi strumentali, specie nella trascinante variazione finale e coda che conclude questa impegnativa opera. Per il pubblico la costante senzazione di trovarsi di fronte a intepreti che "recitavano" nella loro lingua originale: la familiarità del Trio Cajkovskij col repertorio dei compositori slavi sicuramente si giova delle origini stesse dei suoi componenti, ma ai tre va anche il merito di essere riusciti a cogliere lo spirito più autentico del fare musica da camera, quel suonare insieme fuori da ogni schema accademico, collaborando per il raggiungimento di un risultato artistico più alto di quello cui i singoli componenti di una formazione possono aspirare. Ai caldi e prolungati applausi degli ascoltatori il Trio Cajkovskij ha infine regalato due bis: lo sgargiante scherzo dal Trio op. 32 di Arenskij e il divertente "Suoniamo ancora insieme Rossini" dai "Three funny pieces for piano trio" di Rodion Shchedrin. Infine Mittelfest, come di consueto, ha voltato pagina, lasciando agli appassionati l'appuntamento in tarda serata con Phophonix, orchestra di musica improvvisata nata nel 2000 a Pordenone e composta da 18 noti esponenti del jazz d'avanguardia. Diversi linguaggi, musicali e non, hanno piacevolmente scandito anche questo Mittelfest 2003 all'insegna del sorriso.
Interpreti: vl Pavel Vernikov, vcl Anatole Libermann, pf Kostantin Bogino
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