Piace l'opera di Henze al Carlo Felice

Successo al Carlo Felice di "Boulevard Solitude" l'opera con cui Hans Werner Henze cominciò nel 1952 la sua attività teatrale. Il direttore Kontarsky ha saputo cogliere con intelligenza lo spirito drammatico della partitura. Ottimo il cast con Alexandra von der Weth splendida interprete di Manon.Interessante anche la regia di Nikolaus Lehnhoff che ha tradotto la partitura di Henze in immagini di forte impatto visivo.

Recensione
classica
Teatro Carlo Felice Genova
Hans Werner Henze
18 Aprile 2002
Quattro anni fa il Carlo Felice propose "Venus und Adonis" ultima opera di Hans Werner Henze. Spettacolo di grande fascino per la costruzione compositiva e drammaturgica e per la resa esecutiva. A Henze il teatro genovese è tornato ieri, ospitando il lavoro con cui l'artista tedesco debuttò, come operista, nel 1952, "Boulevard Solitude" In "Boulevard Solitude" Henze ripercorre la storia di Manon Lescaut. Il libretto di Grete Weil è derivato da un soggetto di Walter Jockisch liberamente tratto dal romanzo di Prevost "Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut". La scrittrice Weil e il marito e regista Jockisch erano alla fine degli anni Quaranta legati al teatro pre-nazista, a formule drammaturgiche esemplate sul modello di Brecht-Weill. E l'opera di Henze ne risente fortemente nel taglio delle scene e nella varietà stilistica delle scelte musicali. Il musicista mescola le carte tradendo la sua formazione "aperta" che guarda alla dodecafonia, ma non rinnega il contrappunto bachiano o lo spirito neoclassico stravinskiano. Qua e là, infine, appaiono elementi popolareschi e leggeri, come nel quinto quadro ambientato in una bettola. La vicenda è collocata alla fine della seconda Guerra mondiale e Manon, più pucciniana che massenetiana, è ritratta come una fanciulla a tratti frivola ma sostanzialmente succube del fratello, il vero personaggio negativo della storia. L'impianto voluto dal regista Nikolaus Lehnhoff e dallo scenografo Tobias Hoheisel (l'allestimento era in coproduzione con il Covent Garden) offre un impatto alquanto forte con una struttura sviluppata su due piani. L'opera si articola in sette quadri, separati da brevi e suggestivi interludi. Lehnhoff utilizza i momenti solo strumentali per movimenti corali, gioca su improvvisi "fermi immagine", sfrutta la bella scenografia per creare continuità narrativa. L'atrio della stazione in cui si svolge il primo quadro si trasforma negli altri ambienti con il semplice scorrimento di alcune colonne e la proiezione di quadri d'epoca. Sul podio Bernhard Kontarsky ha regalato una esecuzione efficace e ricca di umori, ben seguito dalla strumentale apparso in buona forma nonostante la crisi in atto nel teatro genovese (l'orchestra ha sfiduciato ufficialmente la direzione artistica) che ha avuto ripercussioni negative nello svolgimento delle prove. Nel cast si è ammirata la brava e bella Alexandra Von der Werth, affascinante Manon. Bravi pure Par Lindskog (Armand des Grieux) e Wolfgang Rauch (Lescaut). Completavano il cast Jean-Marc Salzmann (Francis), Hubert Delamboye (Liliaque senior), Pauls Putnins Liliaque, junior), Basil Patton (Jean). Da segnalare anche la prova dei due cori, quello adulto del Teatro diretto da Giovanni Andreoli e quello di voci bianche del Conservatorio "N.Paganini" preparato da Gino Tanasini.

Interpreti: Der Weth, Lindskog, Rauch, Sallzmann, Delamboye, Putnins, Patton

Regia: Nikolaus Lehnhoff

Scene: Tobia Hoheisel

Costumi: Tobia Hoheisel

Coreografo: Denni Sayers

Orchestra: Orchestra del Teatro Carlo Felice

Direttore: Bernhard Kontarsky

Coro: Coro del Teatro Carlo Felice; Coro di voci bianche del Conservatorio Paganini, dir. Gino Tanasini

Maestro Coro: Giovanni Andreoli

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