Una città evocata, immaginaria ma riconoscibile in mille angoli di altrettante città. Un luogo senza tempo, ma non un "non luogo". La cornice scenica che ha caratterizzato il nuovo allestimento de "La bohème" del teatro comunale di Modena non si può definire astratta, forse neppure stilizzata. Piuttosto pare una visione immaginaria di un ideale ambientazione che richiama la cifra propria del melodramma pucciniano, il quale per sua stessa, intima natura non può rappresentarsi se non in una città. Un dato scontato, se vogliamo, ma che emerge nelle scene di Roberta Lazzeri - ideate per la regia di Giovanni Scandella - in maniera determinante nel voler rievocare un mondo che non è Parigi, o meglio non solo Parigi. E' il luogo della vicenda, insomma, senza la neve e senza la soffitta, ma funzionale nei rapidi cambi di scena a vista, che sa farsi a tratti sfondo neutro sul quale Scandella realizza una regia vivace e nel complesso efficace, utilizzando rimandi e simboli (come le rose lasciate cadere da Mimì al suo apparire e rimaste in proscenio fino alla fine) e nondimeno con qualche sottolineatura eccessiva. E' il caso, per esempio, dell'incontro tra Rodolfo e Mimì, dove il contatto con la "gelida manina" risulta fin troppo ostentato sciogliendo in modo repentino l'equilibrio emozionale della scena. Ben delineati, comunque, i personaggi, a partire dalla Mimì di Carmen Giannattasio, misurata nei gesti e adeguata nella resa vocale, da apprezzarsi soprattutto per l'equilibrio timbrico mantenuto per tutta l'opera. Quello di Stefano Secco si è rivelato un Rodolfo più riflessivo che passionale, vocalmente ben presente ma non sempre limpido nella parte alta del registro. Una caratterizzazione netta e chiara ha interessato anche gli altri personaggi che ruotano attorno ai due protagonisti, anche grazie ai colori vivaci a loro dedicati dai costumi di Marion D'Amburgo - colori che hanno trovato un vivacissimo utilizzo nell'affollata scena del Quartiere Latino. Disinvolta e brillante la Musetta di Annamaria Dell'Oste che è riuscita a fare di questo personaggio una presenza ben chiara e definita, senza eccedere in gesti e risatine, ma offrendo un'interpretazione vocale adeguatissima. Luca Grassi era pienamente credibile nei panni del pittore Marcello e sostanzialmente in linea con i personaggi si sono rivelati anche Gianfranco Montresor (Schaunard) e Alberto Rota (Colline). La resa musicale posta in essere da Fabrizio Maria Carminati - alla guida dell'orchestra della Fondazione Toscanini, del Coro del Teatro Comunale di Modena e delle voci bianche dell'Ars Canto di Parma - è risultata decisamente marcata, sciolta in tempi stringati che hanno rivelato una lettura personale di questa partitura, con spunti coloristici interessanti (la scelta di porre in primo piano a tratti i legni) ma subito stemperati in un fluire complessivo poco incline alle sfumature. Teatro gremito, calorosi applausi e qualche dissenso per regia e direzione musicale.
Note: nuovo all.
Interpreti: Giannattasio, Dell'Oste, Secco, Grassi, Motresor, Rota, Masino, Gallo, Piccinni, Salvagno, Pagani
Regia: Giovanni Scandella
Orchestra: Orchestra Fondazione Toscanini
Direttore: Fabrizio Maria Carminati
Coro: Coro Teatro Comunale di Modena, Coro Voci bianche "Ars Canto" diretto da Silvia Rossi
Maestro Coro: Stefano Colò