"Olandese volante" semiscenico
Qualche perplessità sulle soluzioni registiche dell'allestimento in forma semiscenica, buona la compagnia di canto e nel complesso la resa musicale
Recensione
classica
La scena che si presenta è quella di un'orchestra assiepata sul palco con i coristi pigiati sotto due passerelle, convergenti in una sorta di prua di nave che sovrasta il tutto: al Teatro Filarmonico va in onda l'Olandese Volante in forma 'semiscenica', che per la prima volta viene rappresentato a Verona, dopo che Wagner mancava dai suoi palcoscenici da quasi quarant'anni. La ricerca di soluzioni registiche e scenografiche, nello spazio angusto nel quale la scena è compressa - di quella che dal programma di sala viene indicata come mise en espace di Ulderico Manani - è spesso efficace e risolutiva: le proiezioni del mare e del vascello sullo sfondo, il quadro-gigantografia dell'Olandese la cui immagine appare e scompare su una sorta di specchio luminoso, che viene sollevato nel momento in cui l'Olandese in carne ed ossa di presenta al cospetto di Senta. Ma ci sono anche dei marinai interpretati da un nutrito gruppo di mimi che si agitano un po' troppo correndo avanti e indietro in maniera convulsa (da far colare a picco qualsiasi nave); e la sensazione che si ha alla fine è la mancanza di un respiro scenico, un po' di soffocamento. Convincente la direzione dello spagnolo José Maria Collado che ha ben condotto un'orchestra, come quella veronese, che non ha consuetudine con questo tipo di repertorio, con un'accorta scelta di tempi, una buona cura del fraseggio, ponendo inoltre ben in risalto i contrasti dinamici: accenti energici e risoluti nell'overture ma anche estrema dilatazione dei tempi lenti, come nella lunga ballata di Senta. L'interpretazione di Elisabeth Meyer-Topsoe è stata in tal senso mirabile: grande respiro e senso della frase ed una raffinata cura dei colori; c'è nella sua interpretazione una particolare omogeneità vocale che pare rifuggere alle forzature, anche nei tratti concitati non eccede in sforzati: la sua è una Senta tutta dolcezza mai isterica e delirante. Wolfgang Brendel è d'altro canto un'Olandese robusto che dal duetto con Senta è riuscito ad emergere vocalmente in maniera efficace da una sorta di opacità e rigidità iniziale. Voce duttile e di un colore notevolmente chiaro quella del Daland di Bjarni Thor-Kristinsson. Musicalmente egregio in definitiva quest'Olandese del Filarmonico in cui compagnia di canto, coro e orchestra, serrate le fila e compatti, sono riusciti a realizzare nel finale un risultato convincente, salutato calorosamente dal pubblico.
Note: nuovo all.
Interpreti: Kristinssohn, Meyer-Topsoe, Brendel, Olsen, Osch, Schneider
Regia: Ulderico Manani
Scene: Ulderico Manani
Costumi: Ulderico Manani
Orchestra: Orchestra dell'Arena di Verona
Direttore: José Maria Collado
Coro: Coro dell'Arena di Verona
Maestro Coro: Armando Tasso
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