Muti re di Roma

Il maestro ha presentato il Moïse et Pharaon inaugurale

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Oggi i romani hanno conosciuto anche il Riccardo Muti conferenziere: un conversatore che sa come non far mai calare l'attenzione della platea, per esempio passando repentinamente dal registro sublime a quello comico, senza precludersi le allusioni piccanti. Diciamo pure che il lato napoletano della sua personalità viene fuori in queste occasioni nel modo più sincero e accattivante. La sua affollata conferenza di presentazione del "Moïse et Pharaon" si è così trasformata in un piccolo show personale. I complimenti di rito all'impegno e alla qualità del coro, dell'orchestra e di tutte le maestranze del teatro e le argomentazioni critiche sulla grandezza di quest'opera rossiniana erano in fin dei conti la parte più scontata del suo discorso. Ma è bastato un riferimento agli influssi sugli operisti successivi, in particolare sul Verdi del Nabucco, a far scattare un irresistibile sketch comico sull'assurdità della proposta di "Va', pensiero" come inno nazionale, culminata nell'imitazione di Totti & C, che prima di una partita, cantano il nuovo inno "grave, sottovoce e lamentoso", come indicato da Verdi. Non è mancato il pepe di qualche stoccata polemica, ma garbata: "Io il Guglielmo Tell l'ho fatto completo, perché credo che le opere vadano sempre eseguite per intero" (invece il Tell di Pappano non lo era, ma questo l'ha lasciato intendere a chi voleva intenderlo). Qualche battuta con funzione sdrammatizzante se l'è concessa anche quando ha affrontato un argomento spinoso, che nelle scorse settimane ha suscitato molte polemiche a Roma, cioè la sua mancata accettazione dell'incarico di direttore musicale dell'Opera. Muti ha riconosciuto che uin un primo momento aveva risposto "quasi sì" alle insistenze del sindaco e del sovrintendente; ma ha aggiunto che questa accettazione gli era stata quasi estorta, sia pure in modo affettuoso, e che subito dopo si è reso conto che non sarebbe stato morale da parte sua accettare tale incarico se non avesse poi potuto onorarlo con almeno 5 o 6 mesi di presenza in teatro ogni anno. " E siccome non sono ancora totalmente disoccupato, questo non lo posso garantire". Tutto chiarito, sorrisi e applausi.(m.m)

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