Scala chiusa

Querelle de Bortoli Lissner sul caso Isotta

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Querelle a colpi di lettere tra il sovrintendente-direttore artistico della Scala Lissner e il direttore del "Corriere della Sera" de Bortoli che scrive sul suo quotidiano: «Paolo Isotta, critico musicale del Corriere della Sera, è stato bandito dalla Scala. Non vi potrà più entrare. Decisione del sovrintendente dopo un articolo non proprio benevolo nei confronti di Daniel Harding e, indirettamente, di Claudio Abbado. Chi scrive, al contrario del suo critico, ama entrambi i direttori d'orchestra, l'allievo e il maestro, ma ha sempre ritenuto e ritiene che la libertà di critica sia sacra purché non scada mai nei toni e nei contenuti. Isotta non è alieno dagli eccessi (il direttore è anche un calmante naturale) ma è uno straordinario, intelligente e imprevedibile critico che conosce la musica meglio dei suoi detrattori scaligeri per i quali ogni lode è dovuta, ogni appunto sospetto, ogni richiesta ? anche la più bizzarra di un artista ? legittima. Con lettera a chi scrive del 18 ottobre 2011, il sovrintendente Stéphane Lissner ? che mai si sarebbe peritato di rivolgersi allo stesso modo agli organi di informazione del suo Paese (ma forse ci considera una colonia) ? chiese con arroganza la testa di Isotta. Non più gradito. Non la ebbe e non l'avrà nemmeno questa volta». La risposta di Lissner non tarda ad arrivare, citando le "intemperanze" di Isotta e chiarendo «La Scala non chiede "la testa di Isotta" né l'ha mai chiesta. La Scala ha deciso di prendere le distanze da Paolo Isotta, non perchè egli esprima e abbia espresso opinioni difformi e scomode nei confronti del teatro, ma perché troppe volte ha deciso di tradire lo spirito del 'krinein' greco da cui la professione di critico trae la logica e l'etica della sua funzione: pensare, riflettere, porsi tra l'opera d'arte e il pubblico per far capire. Isotta ha deciso di condurre campagne personali di natura diversa da quella della critica musicale, e di usare i suoi articoli non come momenti di riflessione, ma come strumenti di potere, come armi 'contro' qualcosa e qualcuno, istituzioni e artisti». Del polverone si occupa anche il Daily Telegraph e si sottolinea che i giornali inglesi che comprano regolarmente i biglietti per i propri critici rifiutando gli omaggi. Cita sapientemente Voltaire Walter Vegnano, sovrintendente del Teatro Regio di Torino, interpellato dalla "Stampa": «Resto volterriano nel midollo: occorre battersi perché chi la pensa in modo opposto al nostro possa esprimere la propria opinione. Altrimenti si fa un cattivo servizio all'istituzione e alla cultura» E anche « l'Associazione Nazionale dei Critici Musicali esprime apprensione per una scelta che, di fatto, mette in pericolo il libero esercizio della critica impedendo il lavoro regolare di uno dei suoi professionisti. Senza entrare nel merito delle motivazioni e rispettando il diritto-dovere delle istituzione di tutelare il proprio nome, l'Associazione ritiene che spetti al direttore del giornale e alla comunità dei lettori valutare la correttezza professionale del giornalista. Discriminazioni di questo genere screditano la funzione culturale e di servizio di tutta la critica musicale italiana, oltre a offendere il ruolo di chi se ne assume la responsabilità».

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