Tra innovazione e tradizione

I concerti del Festival Pontino

Recensione
classica
Innovazione e tradizione. Due termini che da più punti di vista si incontrano nel calendario dei concerti proposti dal Festival Pontino di Musica, iniziato quest’anno lo scorso 30 giugno e tuttora in corso (terminerà il prossimo 31 luglio). C’è la scelta delle sedi, da sempre funzionale alla valorizzazione dei luoghi più suggestivi dell’Agro Pontino, grazie alla quale i tradizionali appuntamenti al Castello Caetani di Sermoneta e all’Abbazia di Fossanova sono stati affiancati dai non pochi che l’edizione 2017 ha previsto a Latina, un’opzione che intensifica l’offerta rivolta a questo ancor giovane capoluogo di provincia. Anche tra gli interpreti, nomi riconosciuti a livello internazionale – per tutti la pianista georgiana Elissó Virsaladze – si sono alternati a quelli di giovani interpreti su cui il Festival ha voluto investire, dedicando tra l’altro ben due appuntamenti (quelli del 13 e 24 luglio) ai Giovani Artisti del Mondo. E poi, soprattutto, l’attenzione, oltre che al repertorio classico, a quella produzione contemporanea che – come ha ricordato Elisa Cerocchi, nuova Presidente della Fondazione Campus Internazionale di Musica (che organizza il Festival) – rappresenta “il nostro tempo e di cui non dobbiamo aver paura”.

Tra i concerti più ‘tradizionali’, di certo quelli che si sono svolti nell’Infermeria dell’Abbazia di Fossanova rispettivamente il 16 e il 23 luglio. Nel primo Giovanni Gnocchi (al violoncello) ed Eugenia Tamburri (al pianoforte) hanno proposto un’ampio e interessante viaggio nella Haus-Musik del XIX secolo, lasciando la parola a compositori come Schumann, Chopin, Granados e Čajkovskij per testimoniare come quell’esperienza musicale fosse stata declinata durante tutto l’Ottocento nei vari stati europei. Nell’altro appuntamento, protagonista il Trio Roma Classica, oltre al celebre Trio op. 49 di Mendelssohn sono state eseguite due pagine di grande interesse del repertorio cameristico scritto per la formazione che prevede il violino e il violoncello insieme al pianoforte: il Trio in Re maggiore di Donizetti, significativa testimonianza delle capacità e della liricità di questo musicista italiano, e il Trio op. 8 di Chopin, pagina nella quale – come ha ricordato il violinista del gruppo, Santi Interdonato – il violino suona sempre in posizioni basse, creando un effetto timbrico particolare che favorisce la ricchezza espressiva dell’intero brano.

Tra gli eventi di segno più innovativo, di sicuro il concerto col gruppo di percussioni Ars Ludi ha offerto al pubblico accorso a Sermoneta un’occasione oltremodo gustosa di accostarsi al repertorio del ‘900 visto da diverse angolazioni. Innanzitutto, se al Castello Caetani la musica più recente è di casa, grazie alla consolidata esperienza degli Incontri Internazionali di Musica Contemporanea (quest’anno dedicati alle metamorfosi e ai virtuosismi nel duo col pianoforte), ebbene perché non portare questa musica in giro, facendola ascoltare nei vari luoghi e ambienti di questa casa? Un’idea che ovviamente ha potuto giocare sul fascino del luogo, perché è stata davvero un’esperienza unica ascoltare Drumming di Steve Reich eseguito sul belvedere con alle spalle degli esecutori l’affascinante panorama che si poteva ammirare mentre il sole tramontava all’orizzonte. Gli spostamenti, seguendo i quattro esecutori, simili a una processione laica, per ascoltare brani come Music for pieces of wood dello stesso Reich o I funerali dell’anarchico Serantini di Filidei, ma anche le letture proposte con grande forza espressiva dalla voce di Arianna Gaudio, per commentare le diverse situazioni che, inevitabilmente, riportavano il pubblico a quella vita medievale che il Castello Caetani evocava di suo. Tra i temi di questo mondo medievale che ha fatto da scorta d’onore al linguaggio musicale contemporaneo, quello del combattimento è stato toccato grazie all’esecuzione di Orazi e Curiazi di Giorgio Battistelli, proposta con un forte effetto suggestivo nel cortile del castello e introdotta dalla lettura del passo dell’Eneide in cui Virgilio racconta lo scontro tra Enea e Turno. Giochi di ombre creati dall’illuminazione hanno esaltato la forza scenica che la pagina di Battistelli genera grazie ai due esecutori che si contrappongono, uniche armi a loro disposizione quegli strumenti a percussione che tuttavia sono provocatoriamente chiamati a rappresentare ben altri strumenti di morte. Ottimi Antonio Caggiano, Giulio Cintoni, Rodolfo Rossi e Gianluca Ruggeri, i quali hanno concluso il programma del concerto con la stimolante esecuzione di una delle pagine cruciali per il repertorio che il ‘900 ha destinato alle percussioni: se in Third Costruction John Cage ha abbondato nell’uso di strumenti inconsueti, ingrediente fondamentale per un risultato altrettanto ‘inconsueto’ e dunque ‘innovativo’ è stata ancora una volta l’ambientazione all’interno dello splendido castello di Sermoneta. E, tra gli ultimi appuntamenti del Festival Pontino, non meno suggestivo si preannuncia quello di sabato prossimo, 29 luglio, al Parco di Pantanello/Oasi di Ninfa, per un programma che il pianista Alfonso Alberti non a caso ha intitolato “Musiche per un giardino”.

www.festivalpontino.it

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