Suoni da Urbino
Pino de Vittorio inaugura il Festival di musica antica
Recensione
classica
Ad Urbino iniziano ad affluire gli allievi, circa 250 giovani che vengono da diverse parti del mondo, e i docenti, che consultano lo schema degli orari e delle aule dove incontreranno gli iscritti ai numerosi corsi che caratterizzano il programma di un Festival che ha una lunga e affascinante storia. La scelta del concerto inaugurale del 18 luglio è stata originale e per niente scontata. È andata dritta al cuore della tradizione musicale dell'Italia meridionale ed è riuscita ad entrare in profonda sintonia con l'armonia dell'umanesimo di cui è impastata l'architettura rinascimentale di Urbino.
La voce di Pino De Vittorio va vista, oltre che ascoltata, perché è una voce che comunica attraverso il corpo le più sottili emozioni e i sentimenti più profondi. Scolpisce nello spazio linee e prospettive che nascono dall'espressione del volto scavato, dalla torsione del collo, dall'inclinazione della testa e del busto, dall'indice di una mano, da un ginocchio piegato, in una compostezza quasi statuaria. Sono gesti allusivi che accompagnano i movimenti della voce, e corrispondono ai versi intonati di serenate, lamenti d'amore e canti di lavoro, evocando reminiscenze di dipinti e scene teatrali. Un pathos misurato, asciutto, sobrio, essenziale, che non indulge nel folklorismo neppure di fronte alla pizzica tarantata che da grido di dolore della povertà e dell'emarginazione, è divenuta oggi un marchio dell'edonismo turistico. Gli anni di stretta collaborazione con Roberto De Simone lo hanno vaccinato contro tutti i luoghi comuni, e lo hanno reso consapevole di quella fitta e sotterranea trama che lega le musiche di tradizione orale a quelle della tradizione colta tra Rinascimento e Barocco, e di quel polo di attrazione che è stato la città di Napoli per musicisti di tutta l'Italia meridionale. La sua origine pugliese si è così ben amalgamata con la creatività partenopea da permettergli di evocare lo spirito e l'essenza della tarantella attraverso quella che si può definire una lezione di stile. I canti ascoltati in gioventù nell'ambiente famigliare e poi nel corso di una ricerca sul campo lo hanno accompagnato dagli esordi della sua carriera fino ad oggi, e hanno entusiasmato il pubblico della serata inaugurale. Al suo fianco ha brillato anche la bella chitarra battente di Marcello Vitale, che lo accompagna da tempo nella esecuzione di questo repertorio. Dopo aver cantato in lungo e il largo per il mondo, la prima partecipazione di Pino De Vittorio al Festival di Urbino si è conclusa fra lunghi e meritati applausi e numerose richieste di bis accolte sempre con l'eleganza innata del suo portamento scenico.
La voce di Pino De Vittorio va vista, oltre che ascoltata, perché è una voce che comunica attraverso il corpo le più sottili emozioni e i sentimenti più profondi. Scolpisce nello spazio linee e prospettive che nascono dall'espressione del volto scavato, dalla torsione del collo, dall'inclinazione della testa e del busto, dall'indice di una mano, da un ginocchio piegato, in una compostezza quasi statuaria. Sono gesti allusivi che accompagnano i movimenti della voce, e corrispondono ai versi intonati di serenate, lamenti d'amore e canti di lavoro, evocando reminiscenze di dipinti e scene teatrali. Un pathos misurato, asciutto, sobrio, essenziale, che non indulge nel folklorismo neppure di fronte alla pizzica tarantata che da grido di dolore della povertà e dell'emarginazione, è divenuta oggi un marchio dell'edonismo turistico. Gli anni di stretta collaborazione con Roberto De Simone lo hanno vaccinato contro tutti i luoghi comuni, e lo hanno reso consapevole di quella fitta e sotterranea trama che lega le musiche di tradizione orale a quelle della tradizione colta tra Rinascimento e Barocco, e di quel polo di attrazione che è stato la città di Napoli per musicisti di tutta l'Italia meridionale. La sua origine pugliese si è così ben amalgamata con la creatività partenopea da permettergli di evocare lo spirito e l'essenza della tarantella attraverso quella che si può definire una lezione di stile. I canti ascoltati in gioventù nell'ambiente famigliare e poi nel corso di una ricerca sul campo lo hanno accompagnato dagli esordi della sua carriera fino ad oggi, e hanno entusiasmato il pubblico della serata inaugurale. Al suo fianco ha brillato anche la bella chitarra battente di Marcello Vitale, che lo accompagna da tempo nella esecuzione di questo repertorio. Dopo aver cantato in lungo e il largo per il mondo, la prima partecipazione di Pino De Vittorio al Festival di Urbino si è conclusa fra lunghi e meritati applausi e numerose richieste di bis accolte sempre con l'eleganza innata del suo portamento scenico.
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