La bella frenesia

La Folle Journée di Nantes

Recensione
classica
“Voi andate al concerto 240?” “No, ci vediamo al 243”. Anche le conversazioni alla Folle Journée di Nantes non rassomigliano a quelle di un festival come gli altri. Organizzato ogni anno a Nantes in un lunghissimo week-end tra fine gennaio e inizi febbraio, questo incontro, ormai inevitabile, con la musica classica non ha niente di abitudinario. La formula dà il capogiro: quest’anno, oltre 400 concerti dalle 9 a mezzanotte hanno mobilitato 1.800 artisti. Il luogo non ha niente a che vedere con lo scenario pittoresco solitamente ricercato: un centro dei congressi, con scale mobili e con vista su un quartiere industriale. Ma tutto questo ha fatto il successo della Folle journée, giunta alla 21a edizione. Un modo completamente nuovo di consumare musica classica: il pubblico può saltare dai due anfiteatri (uno di 1.900 posti, un secondo di 800) alle tante stanze tra 80 e 300 posti, passando da un concerto all’altro, incrociando gli artisti e abbuffandosi di musica di ogni tipo. Risultato: è un trionfo. Quest’anno, sono stati venduti 154.000 biglietti con la maggior parte dei concerti che hanno fatto il “tutto esaurito”. Un vero delirio.

Anche perché quando gli spettatori escono dal concerto si precipitano al negozio di dischi: lì trovano tutti i cd dei loro idoli di cui fanno razzia. Molti dei dischi erano, a fine festival, esauriti: impensabile di questi tempi. E non è tutto: la maggior parte dei concerti vengono incisi in tempi reali, permettendo ai fans di comprare o il solito CD o di ripartire con una chiavetta USB con dentro il programma scaricato. Un’idea che pare fare felici un po’ tutti. E certo il direttore artistico della Folle journée, l’infaticabile René Martin, che ha pure lanciato una casa discografica, Mirare. In questa frenesia che ricorda quella dei concerti pop, il pubblico ormai consuma il programma a occhi chiusi. Curioso di scoprire generi nuovi, autori sconosciuti, sapientemente mischiati a quelli notissimi. È anche questo la Folle journée: una sapiente combinazione di pezzi strafamosi e di rarità assolute, di artisti da copertina ed altri appena ventenni. La voglia di esplorare sembra ormai prevalere e per questo Martin non vuole più imprigionare il festival in tematiche troppo ristrettive. Per il 2015, aveva previsto in un primo momento di dedicare l’edizione a Bach, nato nel 1685, poi ha cambiato idea: “passions” è il tema, quanto mai trasversale. E di fatti, si poteva passare da Monteverdi al jazz, da Bach a Grieg, da Haendel a Chopin.

Tanto funziona questa formula che ormai La Folle Journée si esporta pure a Bilbao, Varsavia, Tokio e presto a Tel-Aviv. Quella “madre” di Nantes costa 4,8 milioni di euro di cui oltre 3 vanno per i cachets degli artisti. Tra gli italiani presenti quest’anno, l’ensemble La Venexiana di Claudio Cavina è stato l’ospite d’onore con numerosi programmi intorno al repertorio seicentesco.

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