In ascolto con Pippo Delbono
Tre giorni ad Asti con il suo teatro e le performance di amici speciali
Recensione
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Pippo Delbono sarà direttore artistico di Asti Teatro nel 2015 e nel 2016. Quest’anno però è già venuto tre giorni, nella città del drammaturgo Vittorio Alfieri. Un po’ deserta, bellissima di eleganza settecentesca, silenziosa. Poi, nella chiesa sconsacrata che è la base delle performance degli amici che all’ultimo momento ha invitato intorno a sé per il suo minifestival 2014 “Io con gli altri”, ci si ritrova in cinquanta, sessanta. Siamo qui da tutta Italia. Perché Pippo ormai va in giro per il mondo, e stargli accanto quando passa è sempre importante. Con lui ci sono l’inseparabile Bobò, e Pepe; e poi Angelica Liddell, Amos Gitai, François Koltès, Luca D’Alberto, Vladimir Luxuria, Ditta Miranda Jasifi, Gennaro Migliore. Dice Pippo: «Cerco una drammaturgia fatta con le parole, con i corpi, con i suoni, con le immagini, con il bisogno di ascolto, di un nuovo ascolto; una drammaturgia per i colti e gli incolti, gli italiani, gli europei, una drammaturgia che possa parlare anche agli immigrati, agli zingari, agli esclusi dai luoghi sacri della cultura. Una drammaturgia di questo tempo moderno ma vecchio, che ha perso l’antico, questo tempo ancora così buio, stantio, fermo, bisognoso più che mai di una rivolta artistica».
Mentre riprende con Bobò la parte dedicata all’Aspettando Godot di Beckett da uno dei suoi primi spettacoli, Barboni, in scena suona con lui il chitarrista Piero Corso.
Angélica Liddell, performer spagnola che getta sempre il suo corpo in strazianti struggimenti ingigantiti dall’epica di Beethoven o dalla malinconia di Mozart, o da “Gloria” di Umberto Tozzi, in Gloria in Excelsis si tira in scena una capretta stupidotta di cui si fa amante non considerata, frustandosi con le erbe che la partner anaffettiva sgranocchia indifferente, piange in un mare di birre scolate, si addobba di lingerie sexy un corpo che rimane sempre solo, canta (benissimo) canzoni messicane, spagnole, sino alla finale superba corrida con la capra, in cui lei è torera in veste bianca di paziente ospedaliera, e “mata” se stessa cercando e non trovando empatia con nessuno, nell'apoteosi frustrata di chi ama in un mondo di disumani che non sanno amare.
Luca D’Alberto scrive la musica delicata e triste di Estasi, su cui balla una danzatrice di Pina Bausch, Ditta Miranda Jasjfi: anche qui roteando intorno alla propria nobiltà di derviscia della solitudine.
Intorno a Pippo Delbono capitano cose come queste. E andarlo a trovare nel suo flusso di teatro, musica, danza, impegno civile, indignazione è andare a trovare il centro delle nostre migliori sensazioni di contemporanei.
Mentre riprende con Bobò la parte dedicata all’Aspettando Godot di Beckett da uno dei suoi primi spettacoli, Barboni, in scena suona con lui il chitarrista Piero Corso.
Angélica Liddell, performer spagnola che getta sempre il suo corpo in strazianti struggimenti ingigantiti dall’epica di Beethoven o dalla malinconia di Mozart, o da “Gloria” di Umberto Tozzi, in Gloria in Excelsis si tira in scena una capretta stupidotta di cui si fa amante non considerata, frustandosi con le erbe che la partner anaffettiva sgranocchia indifferente, piange in un mare di birre scolate, si addobba di lingerie sexy un corpo che rimane sempre solo, canta (benissimo) canzoni messicane, spagnole, sino alla finale superba corrida con la capra, in cui lei è torera in veste bianca di paziente ospedaliera, e “mata” se stessa cercando e non trovando empatia con nessuno, nell'apoteosi frustrata di chi ama in un mondo di disumani che non sanno amare.
Luca D’Alberto scrive la musica delicata e triste di Estasi, su cui balla una danzatrice di Pina Bausch, Ditta Miranda Jasjfi: anche qui roteando intorno alla propria nobiltà di derviscia della solitudine.
Intorno a Pippo Delbono capitano cose come queste. E andarlo a trovare nel suo flusso di teatro, musica, danza, impegno civile, indignazione è andare a trovare il centro delle nostre migliori sensazioni di contemporanei.
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