Carcere eterno
La musica dei Sunn O))) alle Nuove, per Torino Spiritualità
Recensione
oltre
La domanda è che cosa stia suonando: il muro di amplificatori spinti al limite del sostenibile? La chitarra, il cui attacco non si avverte neanche più perché assorbito dal feedback? Tutta la struttura architettonica, le cui porte e vetri vibrano in fase con il suono del palco? Il corpo dei musicisti, che avvolti in tuniche scure “suonano” semplicemente muovendosi nello spazio fra gli amplificatori? Oppure è tutto il corpo di chi ascolta a suonare, investito dalle onde sonore che fanno vibrare le cartilagini e – letteralmente – rizzare i peli?
La musica degli americani Sunn O))) si può descrivere in molti modi: la definizione di drone doom metal rende bene conto di un dato tecnico (l’uso di un “bordone”, che in realtà è sfondo e figura insieme) e di uno emotivo: il sentimento catastrofico, l’ineluttabilità tragica del destino. È una musica totale, titanica, che segna il cortocircuito fra massimalismo e minimalismo, fatta di tempi eterni, di sviluppi armonici imprevedibili e non razionalizzabili, in cui l’unica possibilità di ritmo è data – occasionalmente – dall’incontro delle fasi delle onde sonore. La collocazione nella sala ottagonale al centro delle Carceri Nuove di Torino – ex prigione simbolo della violenza fascista, dismessa nel 1986 – è più di una cornice: luci minime, fumo che nasconde i musicisti, pubblico in piedi in basso e intorno sulle balconate delle celle: una specie di Globe shakesperiano post-apocalittico. Un’ora e mezza di concerto costruito con una forma quasi classica: quaranta minuti di sole chitarre, una parte centrale con l’ingresso della voce – con l’ungherese Attila Csihar fra grawl, canto di gola e diplofonie: il momento più intenso – e una lunga sezione finale in “fortissimo” (…).
Il concerto era inserito nel cartellone di Torino Spiritualità, rassegna che quest’anno si interroga sul “vivere ai limiti dei tempi”: una scelta perfetta. Quella dei Sunn O))) è musica profondamente spirituale, per l’impercettibilità del tempo, per la ritualità (che è anche teatralità dei musicisti), per il senso di ineluttabilità che esprime, per la sua totale assenza di speranza. E soprattutto perché costringe ad ascoltare (con) il proprio corpo, quasi in posizione di preghiera.
Se vista dal punto di vista metal, i SunnO))) sono l’estremizzazione sonica e la massima dilatazione possibile dei suoi suoni più cupi, dal lato della cosiddetta “avanguardia” sono l’elettrificazione e l’industrializzazione di tutto quello che va sotto l’etichetta di minimalismo (in particolare, Steve Reich). In ogni caso, un punto di non ritorno e un limite non superabile: oltre a questo, non c’è nulla.
La musica degli americani Sunn O))) si può descrivere in molti modi: la definizione di drone doom metal rende bene conto di un dato tecnico (l’uso di un “bordone”, che in realtà è sfondo e figura insieme) e di uno emotivo: il sentimento catastrofico, l’ineluttabilità tragica del destino. È una musica totale, titanica, che segna il cortocircuito fra massimalismo e minimalismo, fatta di tempi eterni, di sviluppi armonici imprevedibili e non razionalizzabili, in cui l’unica possibilità di ritmo è data – occasionalmente – dall’incontro delle fasi delle onde sonore. La collocazione nella sala ottagonale al centro delle Carceri Nuove di Torino – ex prigione simbolo della violenza fascista, dismessa nel 1986 – è più di una cornice: luci minime, fumo che nasconde i musicisti, pubblico in piedi in basso e intorno sulle balconate delle celle: una specie di Globe shakesperiano post-apocalittico. Un’ora e mezza di concerto costruito con una forma quasi classica: quaranta minuti di sole chitarre, una parte centrale con l’ingresso della voce – con l’ungherese Attila Csihar fra grawl, canto di gola e diplofonie: il momento più intenso – e una lunga sezione finale in “fortissimo” (…).
Il concerto era inserito nel cartellone di Torino Spiritualità, rassegna che quest’anno si interroga sul “vivere ai limiti dei tempi”: una scelta perfetta. Quella dei Sunn O))) è musica profondamente spirituale, per l’impercettibilità del tempo, per la ritualità (che è anche teatralità dei musicisti), per il senso di ineluttabilità che esprime, per la sua totale assenza di speranza. E soprattutto perché costringe ad ascoltare (con) il proprio corpo, quasi in posizione di preghiera.
Se vista dal punto di vista metal, i SunnO))) sono l’estremizzazione sonica e la massima dilatazione possibile dei suoi suoni più cupi, dal lato della cosiddetta “avanguardia” sono l’elettrificazione e l’industrializzazione di tutto quello che va sotto l’etichetta di minimalismo (in particolare, Steve Reich). In ogni caso, un punto di non ritorno e un limite non superabile: oltre a questo, non c’è nulla.
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