E io applaudo tra i movimenti
Tra i 9.000 del palazzetto per Lang Lang
Recensione
classica
Perché fare un concerto tutto-esaurito per 9.000 persone al Palasport Olimpico disegnato dall’architetto Isozaki per le Olimpiadi Invernali sapendo che ci sono circa 900 parcheggi auto nell’intero quartiere? Per incrementare gli incontri erotici su rarefatte linee tramviarie notturne? Per incrementare i casi di ciclisti arrotati dopo il crepuscolo su corsi a grande scorrimento automobilistico? No! Questa è politica culturale! portare la Grande Musica Classica Elitaria alle masse, con biglietto a poco prezzo. Masse di ogni tipo, a giudicare dalle 8.999 facce che con me sono entrate a fiumana rock nel palazzotto hi-tech.
Eccitato dall’anteprima milanese (e depresso perché in fondo noi 9.000 eravamo a una replica di un Evento Unico), non avevo assolutamente voglia di una birra ma l’ho proprio presa, perché volevo godermi in ricezione rockettara Filarmonica della Scala, Bychkov e Lang Lang con giacchetta di raso e scarpette Adidas Gazelle-LangLang-brand; le maschere esterrefatte effettivamente non hanno potuto non lasciarmi entrare con la robaccia in mano. Ma una volta seduto, ho capito che ero in trappola: tutti seduti e zittiti eravamo, mica si poteva girulare indisturbati durante il Primo e la Patetica di Cajkovskij! Apposta, ho applaudito con entusiasmo tra un movimento e l’altro, come altri 4 o 5.000, perché era chiaro che eravamo noi ad avere capito lo spirito della serata, e non gli altri che ci zittivano. E ho gongolato quando per una esitazione organizzativa dopo i generosi bis del simpatico divo sovrumano Lang Lang le luci nel palazzotto si sono accese e quelli che prima zittivano hanno cominciato a correre a toilette e bar per venire presto castrati e mortificati da un gelido annuncio dell’organizzazione: “Vi preghiamo di accomodarvi, non è previsto alcun intervallo!” con Bychkov a braccia conserte colpevolizzante ad aspettare che cessasse il bailamme.
Perché fare un concerto per 9.000 persone al Palasport? Per educare tutti: quelli che applaudono con gioia ingenua scoprendo la classica, e quelli che la conoscono già e vogliono tenersi il privilegio di non essere più ingenui.
Eccitato dall’anteprima milanese (e depresso perché in fondo noi 9.000 eravamo a una replica di un Evento Unico), non avevo assolutamente voglia di una birra ma l’ho proprio presa, perché volevo godermi in ricezione rockettara Filarmonica della Scala, Bychkov e Lang Lang con giacchetta di raso e scarpette Adidas Gazelle-LangLang-brand; le maschere esterrefatte effettivamente non hanno potuto non lasciarmi entrare con la robaccia in mano. Ma una volta seduto, ho capito che ero in trappola: tutti seduti e zittiti eravamo, mica si poteva girulare indisturbati durante il Primo e la Patetica di Cajkovskij! Apposta, ho applaudito con entusiasmo tra un movimento e l’altro, come altri 4 o 5.000, perché era chiaro che eravamo noi ad avere capito lo spirito della serata, e non gli altri che ci zittivano. E ho gongolato quando per una esitazione organizzativa dopo i generosi bis del simpatico divo sovrumano Lang Lang le luci nel palazzotto si sono accese e quelli che prima zittivano hanno cominciato a correre a toilette e bar per venire presto castrati e mortificati da un gelido annuncio dell’organizzazione: “Vi preghiamo di accomodarvi, non è previsto alcun intervallo!” con Bychkov a braccia conserte colpevolizzante ad aspettare che cessasse il bailamme.
Perché fare un concerto per 9.000 persone al Palasport? Per educare tutti: quelli che applaudono con gioia ingenua scoprendo la classica, e quelli che la conoscono già e vogliono tenersi il privilegio di non essere più ingenui.
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