Bella ciao oggi e domani

Torna lo spettacolo per i 50 anni di Bella ciao. Dopo il disco, un tour estivo. Il 23 giugno al Ravenna Festival

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Come molti progetti importanti, è partito in maniera sotterranea: prima una serata a Milano lo scorso giugno, per iniziativa di Franco Fabbri e grazie all'Associazione Secondo Maggio e a qualche volenteroso partner pubblico e privato. Una serata unica a detta di tutti i presenti: per l'emozione dell'evento, per gli ospiti, per il sentimento diffuso che potesse essere davvero una serata unica, vista l'oggettiva difficoltà logistica e la sostenibilità economica di un progetto che teneva insieme molti musicisti, di diverse parti d'Italia, e dai molti progetti musicali.

Per fortuna non è stato così: sono seguite alcune date sparse, poi il progetto - anche grazie a una campagna di crowdfunding - ha acquisito slancio. È arrivato il disco (Visage Music / Materiali Sonori), e il Bella ciao di Riccardo Tesi, Elena Ledda, Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi, Alessio Lega, Gigi Biolcati, Andrea Salvadori ha trovato i suoi spazi. Dopo alcune date primaverili, l'estate porta un altro pugno di concerti sparsi: martedì 23 giugno al Ravenna Festival, poi 14 luglio a Roma (Concerti nel parco), 15 luglio a San Vito al Tagliamento (PN) per Folkest, 26 luglio a Carrara per Lunatica, 21 agosto a Loano (per il Premio della cittadina ligure), 30 agosto a Gressan, in Val d'Aosta per il redivivo Etétrad, e ancora il 9 ottobre a Reggio Emilia, in teatro.



Di questo Bella ciao sul "giornale della musica" ce ne eravamo occupati da subito (ad esempio qui), e con l'entusiasmo delle grandi occasioni.
Il disco, uscito ad aprile, documenta perfettamente il progetto, lo restituisce ripulito dall'entusiasmo di quella prima e, in cambio, ne valorizza gli arrangiamenti minimali di Tesi, le personalità diverse delle voci, la loro capacità di fondersi insieme. Ginevra Di Marco accarezza il classico di Caterina Bueno "Maremma" in un modo tale che non sarà più possibile pensarlo senza associarlo alla sua voce. Elena Ledda ripropone "No mi giamedas", per voce e harmonium, e tocca una delle vette emozionali del disco. A Lucilla Galeazzi spetta di cantare "Gorizia", e solo lei oggi in Italia ha probabilmente la voce e il carisma per farlo così (lei e Giovanna Marini, ovviamente). Tutte e tre insieme - in "La lega" - incantano (sono davvero le tre voci migliori che si possano trovare in ambito di folk italiano). Alessio Lega affronta con grande personalità "Porta romana", e tutto, ogni incastro di strumento, fila liscio.

Non ha molto senso misurare la distanza fra quel Bella ciao e questo. Tutto è diverso: non si possono neanche leggere i due eventi con gli stessi occhi, interpretare con le stesse categorie. Il pensiero politico che teneva su l'originale del 1964 è ormai materia da ricostruzione storica (e possiamo certamente argomentare se sia un bene o un male). Eppure, un omaggio così era l'unico possibile, perché ha scelto di mettere al centro la musica, la potenza delle melodie e del testo. Perché riesce a rendere conto, mentre omaggia un periodo, un repertorio, e degli artisti, di un percorso di mezzo secolo di lavoro sulle musiche "di tradizione". Cinquant'anni in cui sono successe molte cose: il successo dell'organetto, la mutazione del modo di cantare (Ginevra Di Marco su tutte), la "mediterraneizzazione" del sound, il dialogo con la "world music"... Un punto di arrivo, e - forse - un punto di partenza: se questi pezzi diventassero dei nuovi standard su cui confrontarsi ancora fra cinquant'anni, non avremmo nulla da obiettare.

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