La canzone d'autore secondo Flo

Il magnifico secondo disco della cantautrice napoletana Flo

Articolo
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Flo
Il mese del rosario
Agualoca

La napoletana Flo (al secolo Floriana Cangiano) si era fatta notare un paio d’anni fa in quello strano e – tutto sommato – ridotto circuito di appassionati e addetti ai lavori che ruota intorno ad alcuni premi e festival, tenendo un piede sul lato delle musiche folk e del mondo (con la vittoria al Premio Parodi di Cagliari) e uno nella canzone d’autore (con passaggi e premi al Bianca d’Aponte e al Musicultura, fra gli altri).

Il primo disco tuttavia – D’amore e di altre cose irreversibili, prodotto come questo dalla piccola e combattiva Agualoca Records di Napoli – faceva solo presagire le potenzialità del progetto, che si spera avviato a un salto anche oltre i confini di quel circuito. La Flo sulla copertina di quel disco – una foto dal sapore vintage con un cappotto giallo e nero, in una posa da Mina anni Sessanta – sembra oggi lontana anni luce dalla matura cantautrice raffigurata sulla copertina di questo Il mese del rosario

Disco che – diciamolo subito – se esiste un filone “femminile” della canzone italiana d’autore, si pone d’autorità ai suoi vertici, suonando come uno dei dischi di cantautrice più freschi fra quelli usciti negli ultimi anni (e come uno dei più freschi in assoluto, nel genere). Flo non cade in quelli che sono i peccati originali di molte donne della canzone d’autore: non si nasconde, intanto, dietro la bella voce (che pure c’è): canta senza eccedere in birignao ed effetti, spesso appoggiandosi a melodie semplici, nel registro medio, con una dizione chiara e intellegibile che valorizza al meglio i testi. In questo si differenzia anche dai maggiori modelli di cantautrice oggi disponibili (Carmen Consoli su tutte). Poi, sa scrivere testi “da cantautrice”, anche intimisti, ma con uno taglio originale e senza ri-triturare per l’ennesima volta gli stereotipi del genere (sia quello musicale che quello sessuale). La componente dialettale napoletana, e il panorama sonoro “folk”, garantiscono una ulteriore profondità al progetto.



Gli arrangiamenti, generalmente acustici, sono a cura del chitarrista Ernesto Nobili, con Michele Maione alle percussioni e Marco Di Palo al violoncello. Un gruppo di lavoro ben rodato dal vivo, e che da quell'esperienza eredita, probabilmente, la capacità di variare radicalmente ambienti e umori mantenendo sostanzialmente invariato l’organico, con orchestrazioni ora dolci, ora energiche (“Malemaritate”, con qualcosa dei Quintorigo nell’aggressività del violoncello), ora più folk, ora cameristiche. Bello anche l’omaggio a Rosa Balistreri con “Buttana di to ma / Terra ca nun senti”. L’episodio migliore: “Ad ogni femmina un marito”, canto che spazia dall’intimo al dolente, che emoziona avvolgendosi su se stesso in un lento crescendo. Fra le cose di casa nostra, sicuramente uno dei dischi dell’anno, almeno per questa prima metà trascorsa.

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