Scenografi alla Scala

Quattro nuovi volumi nella collana degli Amici della Scala, su Eugène Berman, Corrado Cagli, Felice Casorati e Tullio Pericoli

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La collana degli Amici della Scala, curata da Vittoria Crespi Morbio, dedicata agli scenografi che hanno collaborato con il teatro milanese, è arrivata a quota 56 volumi.

I nuovi quattro volumi, come sempre illustratissimi, offrono sorprese e conferme. Seguendo l'ordine biografico, il primo è su Eugène Berman, anzi Evgenij Gustavovič, perché nato in Russia nel 1899. In fuga dal regime sovietico, in fuga dal nazismo, infine cittadino americano, amico di Stravinskij, Berman fu legato all'Italia per i suoi soggiorni a Firenze, a Roma, per le sue mostre, per la sua partecipazione alla Biennale di Venezia, ma soprattutto rimane famoso per aver firmato nel 1956 lo storico allestimento alla Piccola Scala di Così fan tutte, con la direzione di Cantelli e la Schwarzkopf nella parte di Fiordiligi. Il suo libro di disegni, Imaginary Promenades in Italy, resta una testimonianza del suo amore per il nostro paese e per il Teatro Olimpico di Vicenza, che confessò essere stato «una lezione indimenticabile» per il suo mestiere di scenografo.

L'altro volume è riservato a Corrado Cagli, attivo giovanissimo nei primi anni del Fascismo come autore di grandi affreschi di regime (Bonifica dell'Agro Pontino per la Quadriennale d'Arte Nazionale di Roma, La corsa dei barberi per l'Opera Nazionale Fascista). Nel 1939 Cagli emigra a New York, dove diventa cittadino americano, frequenta Piscator (suo trait-d'union col teatro), si arruola nell'esercito, partecipa allo sbarco in Normandia, alla liberazione del campo di Buchenwald: momenti che fissa in una serie di schizzi. Insomma, una vita piena, che gli vale un prezioso bagaglio di esperienze ad appena 35 anni. Dopo che Francesco Siciliani gli affida la scenografia di Tancredi di Rossini per il Maggio Musicale Fiorentino nel 1952, i due rimangono legati e, quando Siciliani arriva alla Scala, Cagli firma l'allestimento di due opere "gotiche": Macbeth di Ernest Bloch (1960) e Le miniere di zolfo di Richard Rodney Bennett (1966; lo zolfo è la metafora del sospetto, citata nell'Otello shakespeariano). Dopo di che, in stretta collaborazione col coreografo Aurelio M. Milloss, firma scenografie di balletti per la Scala, il Festival di Spoleto, l'Opera di Roma e di Vienna.

Terzo della serie è il volume su Felice Casorati, punto fermo nella storia della pittura del secolo scorso, anche lui cooptato dal Maggio Musicale Fiorentino (sua La Vestale del 1933). Legatissimo ad Alfredo Casella, Casorati sembra essere riuscito a trasporre la musica in pittura per le lucide corrispondenze delle forme geometriche, il rapporto mutevole fra pieno e vuoto: non a caso aveva approfondito le innovazioni scenografiche di Appia al loro primo apparire. L'edizione scaligera della Donna serpente di Casella (1942) si valse delle scene di Casorati, come pure Die Walküre del 1943. Dopo la guerra, sempre alla Scala, da ricordare il suo Fidelio (1949).

Infine, il saggio su Tullio Pericoli, che alla Scala ha allestito un solo spettacolo, L'elisir d'amore nel 1998 (adattamento di quello originario per l'Opera di Zurigo nel 1995 ), ma che ha lasciato un ricordo indelebile nella memoria degli spettatori per l'eleganza e la straodinaria abilità nel portare il disegno nello spazio tridimensionale pur conservandone intatto lo spirito.

Nella foto d'apertura: L'Elisir d'amore con la scenografia e i costumi di Tullio Pericoli (foto Marco Brescia e Rudy Amisano).

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