Ad aprire la stagione dei principali festival 2017 del jazz in Italia è, come di consueto, Bergamo Jazz, manifestazione dalla storia prestigiosa e che anche negli ultimi anni si è distinta come una delle più mature e equilibrate, in un quadro complessivo in cui anche i festival più prestigiosi sembrano a volte avere perso smalto e, soprattutto, coraggio di programmazione.
Appuntamento dunque dal 19 al 26 di marzo – il clou dal giovedì alla domenica – per un’edizione che sulla carta presenta più di qualche motivo di interesse. Musicale, innanzitutto e ovviamente, con la presenza al Teatro Donizetti di nomi quali quelli di Bill Frisell, William Parker, Regina Carter o Enrico Pieranunzi, ma anche interesse nei confronti di quella che ci sembra – non a caso l’avevamo più volte invocata nei nostri articoli gli anni scorsi – una rinnovata attenzione ad altri luoghi e altre possibili comunità di ascoltatori.
Onore dunque al trombettista Dave Douglas (per il secondo anno alla direzione artistica del Festival) e allo staff della manifestazione, che sono riusciti in questa edizione a coinvolgere, oltre al Donizetti e al bel Teatro Sociale, molti altri luoghi di Bergamo, sia la città alta che quella bassa.
«L’uso dello spazio è uno dei miei principali obiettivi – ci racconta Douglas – e credo che sia davvero importante, oltre a usare un teatro meraviglioso con il Donizetti, pensare di far crescere il festival anche in altri luoghi della città, luoghi che siano ideali per le sonorità della musica che viene proposta».
Ecco quindi la musica che entra nelle sale della Biblioteca Angelo Mai o della prestigiosa Accademia Carrara, per le performance soliste di due improvvisatori di livello assoluto come Evan Parker e Ernst Reijseger. Ecco il consueto spazio all’Auditorium di Piazza della Libertà con l’ensemble di Christian Wallumrød. Ma anche ecco i tanti luoghi toccati da Scintille di jazz, la sezione del festival dedicata ai talenti più giovani, selezionati dal sassofonista Tino Tracanna su esplicito invito di Douglas. Tra loro, in varie formazioni, troviamo alcuni dei nomi più promettenti del nostro jazz, da Gabriele Mitelli a Camilla Battaglia, passando per Fulvio Sigurtà, Andrea Andreoli, Francesco Lento, e molti altri che scopriremo.
L’equilibrio tra linguaggi e tra musicisti americani e europei (ci sarà la pirotecnica sassofonista Melissa Aldana, ma anche Andy Sheppard, la percussionista Marilyn Mazur ma anche il batterista Rudy Royston, così come il quartetto Tinissima…) ci sembra ancora una volta un ottimo punto di partenza per un festival che è certamente tra i più solidi e interessanti nel panorama nazionale.
«La mia personale visione del jazz è che si tratta di una musica in continua evoluzione, una musica che esplora il significato dell’umano con onestà» dice Douglas presentando il programma del Festival. «Dentro questa musica c’è tutta la vastità delle esperienze umane e sono orgoglioso di vedere il pubblico di Bergamo ritornare a vivere una nuova, stimolante esperienza di ascolto».
Il programma dettagliato a www.teatrodonizetti.it e sulla pagina Facebook del festival.
Un’ultima nota. Un po’ malinconica. Questo sarà il primo festival in cui, in platea, mancheranno il sorriso e la macchina fotografica di Riccardo Schwamenthal. Bene ha fatto il festival a pensare di ricordarlo con una mostra delle sue fotografie, nel ridotto del Donizetti, un omaggio sia umano che artistico davvero importante.
La primavera del jazz inizia a Bergamo.