Wagner secondo Kent Nagano
Rheingold "filologico" a Ravello
La ricerca musicologica affronta uno dei mostri sacri del ‘800 ovvero Wagner grazie alle ricerche di Kai Mūller. L’esplorazione ha seguito binari paralleli articolandosi su due campi di approfondimento: il ritorno agli strumenti storici, l’indagine di prassi e tecnica interpretativa del XIX secolo come si è potuto già ascoltare a Dresda in giugno.
Ancora le appoggiature degli archi che, non appena suonata la nota, non si ‘allungano’ in una… coda sonora. L’effetto: una luminosità di suono, quel suono wagneriano, di sconosciuta pulizia chirurgica che fa scoprire un sorprendente caleidoscopio di colori ‘nuovi’. Inascoltati.
Da ultimo l’orchestra che, benché nelle generose dimensioni wagneriane, qui è costituita da Concerto Köln integrato con elementi della Dresdener Festspielorchester, nei forti e fortissimi orchestrali, non richiede la potenza di quelle voci che appunto si definiscono wagneriane per tenere testa al volume sonoro muscolare dell’orchestra. L’equilibrio, infatti, tra ‘golfo mistico’ e palcoscenico viene naturale. Un suono orchestrale diverso grazie all’accordatura a 435 Hz secondo le stesse indicazioni wagneriane.
Questo il guanto di sfida gettato da Kent Nagano già due volte dirigendo il Rheingold. A Colonia ed Amsterdam nel 2017, con il Concerto Köln, orchestra che suona su strumenti antichi; a Dresda questo anno, con un’orchestra composta da elementi della Dresdner Festspielorchester e dal Concerto Köln. In questa città, l’esecuzione del Rheingold ha segnato l’inizio di un progetto di più ampio respiro: l’esecuzione dell’intera Tetralogia con la cadenza di un’opera all’anno. L’8 maggio 2024 a Dresda il prossimo appuntamento: Die Walküre, dopo le esecuzioni all‘Opera di Stato di Praga, alla Filarmonica di Colonia ed al Concertgebow di Amsterdam.
Ora sta per iniziare la tournée europea (Colonia, il 18 e a Lucerna, il 22) del Rheingold già ascoltato a Dresda con l’orchestra meticcia. Unica tappa italiana, il Festival di Ravello il 20 agosto nei giardini di Villa Ruffolo, quegli stessi giardini che ispirarono Wagner per il giardino di Klingsor.
È l’occasione per parlare con il maestro Nagano di questa sua sfida che lo conduce a scrollare un po’ di polvere stratificatasi con il tempo in una prassi interpretativa fossilizzata nella tradizione.
Qual è il programma Wagner a Dresda?
«La "Tetralogia”, nella prassi esecutiva storica, sarà sviluppata, provata ed eseguita in modo completo nell'arco di diversi anni, affiancata da un programma quadro completo e in associazione con le recenti acquisizioni dell’Accademia Wagner. La ricerca è affidata a scienziati di diversi settori; le singole opere del Ring, dopo l’esecuzione di Rheingold questo anno, saranno eseguite in concerto una all’anno fino al 2026 in rinomate sale da concerto in Germania e all'estero».
L'approccio esecutivo storico come si ritiene fosse nel XIX secolo ha portato un nuovo interesse per questo repertorio. Questo approccio stilistico e l'orchestra di strumenti storici diventeranno prassi esecutiva divenendo cifra interpretative?
«Filologia è effettivamente un termine critico nel nostro progetto wagneriano. Ampio progetto di ricerca multipla che si è concentrato sui testi di Wagner, sul modo di pronunciarli, sul dialetto usato da Wagner e su come Wagner abbia privilegiato l'espressione ed il contenuto attraverso la scelta delle parole e la loro dizione. Una ricerca simile a quella, tuttora in corso, che si è concentrata su come gli strumenti dell'epoca non solo supportassero l'espressione vocale ma utilizzassero anche l'articolazione, il timbro, il colore, l'ornamento e il ritmo/armonia in modi pionieristici».
Cosa deve aspettarsi il pubblico ascoltando Wagner suonato su strumenti originali?
«La cosa più evidente è il diapason, che è più basso di quello a cui si è abituati oggi. Anche il particolare colore e la trasparenza che questi strumenti apportano alla musica».
Che cosa cambia per il direttore nel dirigere Wagner con un'orchestra di strumenti originali?
«Una certa sensibilità verso la respirazione, il fraseggio e i tempi».
Come si approcceranno alla partitura di Wagner la Dresdner Festspielorchester abituata a suonare il repertorio del XIX secolo e il Concerto Köln specialista nel repertorio anteriore?
«Il motivo per cui la ricerca si è svolta nell'arco di così tanti anni, e tuttora in corso, è che il progetto è iniziato con un'esplorazione accurata sia dal punto di vista scientifico sia con una vasta esperienza esecutiva di molti dei principali compositori che hanno scritto la musica del repertorio con cui il Concerto Köln ha maggiore familiarità cioè quelli del cosiddetto periodo barocco e classico, estendendosi gradualmente attraverso il tardo Haydn, Mendelssohn, Schubert, Schumann, Berlioz, il primo Bruckner, Offenbach ed altri fino alla metà del XIX secolo. In un certo senso, come ensemble abbiamo "vissuto" astrattamente lo sviluppo della storia della musica europea. Abbiamo documentato attentamente e imparato attraverso ogni fase evolutiva. In questo modo, la Dresdner Festspielorcheste e Concerto Köln interagiscono con la musica di Wagner con una freschezza, un'apertura mentale e un contesto storico simili a quelli dei musicisti che suonavano la musica di Wagner ai tempi di Wagner».
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