Un corso per scoprire la bellezza e l’importanza del canto gregoriano

La quarantaduesima edizione del Corso Internazionale di Canto Gregoriano

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Cod. Bodmer 74 – Cologny (Graduale-Tropario-Sequenziario della Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, Roma).
Cod. Bodmer 74 – Cologny (Graduale-Tropario-Sequenziario della Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, Roma).

La Quarantaduesima edizione del Corso Internazionale di Canto Gregoriano si svolgerà in due sessioni, la prima estiva ad Arco in provincia di Trento dal 26 al 31 luglio 2021, e la seconda a Cremona dal 2 al 5 gennaio 2022. Il programma della sessione estiva è articolato su tre livelli di corsi fondamentali teorico pratici, che partendo dalle basi per principianti affrontano progressivamente i diversi aspetti della materia. Il primo tenuto da Riccardo Zoja è dedicato al repertorio gregoriano e ai primi elementi di paleografia musicale; il secondo svolto da Claudio Accorsi approfondisce la semiologia neumatica con una introduzione ai modi ecclesiastici; il terzo affidato a Luca Ronzitti è dedicato alle forme neumatiche più complesse e alla storia delle forme. Oltre ai corsi fondamentali è previsto un corso superiore dedicato all’articolazione neumatica, all’interpretazione e alla direzione tenuto da Alessandro De Lillo, e un corso monografico sul canto e rito della veglia pasquale svolto da Giovanni Conti.

«Il corso va al cuore della liturgia più importante dell’anno, cercando di cogliere gli aspetti del repertorio più antico nel rapporto tra la scrittura biblica e la sua messa in musica, ripercorrendo la storia del rito della veglia pasquale che nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni e che oggi rivive nella forma più vicina a quella originaria dei primi secoli».

Per tutti e tre i livelli è previsto un laboratorio corale diretto da Susi Ferfoglia, per le voci femminili, e da Mariusz Białkowski, per quelle maschili, ma c’è un laboratorio pomeridiano specificatamente riservato a bambini (dagli 8 anni) e ragazzi curato da Franco Radicchia e Caterina Becchetti.

Nel programma figura anche la Lectio magistralis di Fulvio Rampi dedicata ai termini coltivati nell’ambito degli studi gregoriani.

«Il titolo del mio intervento ‘Le parole della semiologia gregoriana’ vuol essere innanzitutto un omaggio al lessico familiare che ha accompagnato gli ultimi decenni di studi sul canto gregoriano. Siamo cresciuti parlando una lingua costruita a partire da un vocabolario preciso, ricco di definizioni e classificazioni che con comprensibile impazienza abbiamo voluto tradurre in esito sonoro, in prassi esecutiva. Ritengo necessario, allo stato attuale della ricerca, un ripensamento di parole: parole che evocano la fatica di un percorso e che rivelano la nostra comprensione del fenomeno gregoriano a partire dai suoi aspetti costitutivi; un omaggio, infine, allo stesso Dom Cardine, padre della semiologia gregoriana, attraverso ciò che egli stesso avrebbe definito vue d'ensemble».

Nella sessione invernale, divisa in due corsi A e B, Giovanni Conti si occuperà del rito e del repertorio dell’Ufficio, mentre Riccardo Zoja dell’Octoechos e dei toni salmodici, mentre il corso monografico di Alessandro De Lillo sarà dedicato al canto romano antico che precede l’avvento del gregoriano, con i laboratori corali guidati da Claudio Accorsi e Marco Merletti.

«Fino ad ora dal punto di vista della bibliografia che riguarda il canto romano antico, gli studiosi anglosassoni hanno avuto il predominio in questo campo di studi, mentre quelli  italiani se ne sono occupati saltuariamente ma non sistematicamente. Inoltre non esistono trascrizioni in notazione moderna, se non frammentarie o parziali.

Il canto gregoriano è frutto di una rielaborazione del gallicano e del romano antico, che è un repertorio più arcaico, con frequenti ripetizioni di moduli melodici seriali e  ricco di melismi. Si è sviluppato tra il VI e il VII secolo nella città di Roma e  possediamo fonti pressoché complete, perché abbiamo dei manoscritti tardivi sia dei canti della messa che del repertorio della liturgia delle ore, che risalgono all’XI e al  XII secolo. Di uno di questi conosciamo addirittura il nome del copista, Johannes Presbiter, e la data nella quale egli dichiara di aver terminato la redazione del codice: 20 maggio 1071. Recentemente si è formato uno staff di studiosi italiani che sta lavorando alla trascrizione completa di questo repertorio in forma di graduale e di antifonale».

Tra le due sessioni del corso, dal 5 al 7 novembre a Catania si svolgeranno i Dies gregoriani che prevedono workshop, concerti, celebrazioni e una tavola rotonda.

Tutte le informazioni e le modalità di iscrizione sono indicate sul sito della Associazione Internazionale Studi Canto Gregoriano (www.aiscgre.it) che ne cura l’organizzazione con la direzione scientifica del presidente della sua sezione italiana  Giovanni Conti.

Dalla sua istituzione fino ad oggi il corso ha formato centinaia di docenti e operatori liturgici di tutta Europa, e in alcuni casi anche dell’America Latina, che a loro volta hanno creato diverse formazioni corali diffondendo la cultura e la prassi del patrimonio del canto liturgico della Chiesa di Roma.

Oltre ai corsi, per chi volesse acquisire un ulteriore grado di perfezionamento, c’è il  Master di studi avanzati in Paleografia e semiologia gregoriana che si svolgerà a partire dal Conservatorio di Lugano in numerose sedi, tra biblioteche, monasteri e centri di studio.

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