A Reggio Emilia la 14ma edizione di Festival Aperto

Il 16 settembre Oumou Sangaré inaugura un cartellone che offre in due mesi 36 spettacoli, 8 tra produzioni e coproduzioni, 6 prime tra prime assolute e prime italiane

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Oumou Sangaré (foto Holly Whittaker)
Oumou Sangaré (foto Holly Whittaker)

Venerdì 16 settembre Oumou Sangaré, voce e autrice della musica africana originaria del Mali oltre che ambasciatrice Onu dei diritti sulle donne, inaugura la 14ma edizione del Festival Aperto di Reggio Emilia, la manifestazione che propone fino al 19 novembre un cartellone di concerti, performance, film, coreografie, installazioni, spettacoli, proposti da Fondazione I Teatri con Reggio Parma Festival per leggere il presente, con uno sguardo al futuro.

Confermata la vocazione multidisciplinare per un festival che offre 36 spettacoli, 49 repliche, 8 tra produzioni e coproduzioni, 6 prime tra prime assolute e prime italiane. Questa quattordicesima edizione scruta il cielo e pensa: Saturno ha 80 lune. Non per trasformarsi in un bollettino astronomico, ma per evocare la tensione fra ciò che appare e ciò che si cela: occorre ricerca per vedere le lune oltre i dischi – l’apparenza è vera, ma mai abbastanza.

Teatro Municipale Valli, Teatro Ariosto, Teatro Cavallerizza, Sala Verdi, Parco del Popolo i luoghi che accoglieranno musicisti, danzatori, circensi, performer, coreografi, artisti italiani e internazionali: si attiveranno nuove reti e collaborazioni, altre si rinnoveranno, mentre ci si continuerà a interrogare sulla contemporaneità, percorsa in lungo e in largo da mai soddisfatta curiosità per la sperimentazione e l’innovazione dei linguaggi delle arti dello spettacolo dal vivo.

Nederlands Dans Theater 2 (foto Rahi Rezvani)
Nederlands Dans Theater 2 (foto Rahi Rezvani)

Per la danza torna il Nederlands Dans Theater 2, con tre coreografie di Marco Goecke, David Raymond & Tiffany Tregarthen e Nadav Zelner. In Mythologies Angelin Preljocaj  con Ballet Preljocaj e Ballet de L’Opera National di Bordeaux lavorerà con le musiche di Thomas Bangalter, ex Daft Punk. Musica barocca e danza contemporanea si combinano nella nuova produzione con musica dal vivo della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto, che, in collaborazione con l’Orchestra La Toscanini di Parma, presenta due coreografi dal Canada e da Cuba: Danièle Desnoyers e Norge Cedeño Raffo; la nuova creazione di Cristiana Morganti è un racconto tragicomico, poetico e autobiografico che parte dal quotidiano per sollevare lo sguardo verso un nuovo inizio.

Per quanto riguarda la musica, dopo la già citata inaugurazione fra Africa e blues di Oumou Sangaré, diversi progetti offriranno novità, nuove commissioni, coproduzioni e prime, come la nuova opera-cabaret Pierrot REDUX di Massimiliano Viel, con la regìa di Filippo Andreatta, che elabora la maschera già adottata in senso espressionista da Schoenberg gettandola nel caos del XXI secolo. Dull Catastrophes and Love Songs di Andrea Agostini, nuovo ciclo di canzoni a serata intera, costruite con ingredienti rock e i ritrovati della ricerca più avvertita. In Bibilolo, la musica di Marc Monnet è trasformata da Arno Fabre in un teatro d’oggetti, in un'opera da camera senza attori né cantanti. L’eclettico progetto Nuovomondo Symphonies del duo Giovanni Mancuso / Debora Petrina crea una civiltà fantastica con immagini, suoni e voci. Per il classico del cinema muto Nosferatu di Murnau, Filippo Perocco ha scritto la musica dal vivo “come un viaggio onirico”.

A 100 anni dalla nascita, Pasolini è dedicatario della cantata In nomine PPP di Stefano Gervasoni per 8 voci e 16 strumenti, con video di Paolo Pachini girato in luoghi pasoliniani (Phace Ensemble Wien, Nacho De Paz).

Altri omaggi per Iannis Xenakis, in occasione di un altro centenario, con Persephassa per 6 percussionisti en plein air disposti intorno al pubblico (ZAUM_percussion), e Olivier Messiaen con il completamento, a 30 anni dalla morte, dell’integrale pianistica mai realizzata prima in Italia (Ciro Longobardi). Di Sylvano Bussotti e Paolo Castaldi, grandi maestri anticonvenzionali scomparsi l’anno scorso, due ritratti: rispettivamente Apology, con Bussotti anche in veste di cineasta (Tempo Reale) e Sunday Morning sagace pezzo per non-strumenti (Sentieri Selvaggi). Il concerto con Pierrot Lunaire di Schoenberg (Cristina Zavalloni, Marco Angius, MDI), oltre a omaggiare il padre della modernità, si connette all’opera di Viel che ha ispirato.

Julian Lage (foto Alysse Gafkjin)
Julian Lage (foto Alysse Gafkjin)

Il cartellone 2022 di Festival Aperto indaga inoltre le lune insospettate del jazz,  dove il linguaggio per antonomasia dell’improvvisazione guarda ad altre idee e pratiche musicali: l’opera lirica con cantanti e orchestra in Windward Passages di Dave Burrel; la musica e lo strumentario mediorientale e indiano nella Rivers of Sound Orchestra di Amir ElSaffar; la musica sarda innestata al mondo percussivo afroamericano in Giornale di Bordo; il funk e il free nella fusion spigolosa di Julian Lage e il suo trio.

Infine, in condivisione con la stagione di Concerti de I Teatri, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, con musiche di Stravinskij, Shostakovich, Filidei.

Difendere la diversità e l’indipendenza delle espressioni artistiche: accogliere e proteggere le fragilità: porre attenzione all’inclusione e ai temi dello sviluppo sostenibile: vanno in questa direzione molti degli appuntamenti di Aperto.

Il programma completo sul sito www.iteatri.re.it.

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