Musica da camera nelle stanze del Cardinale Barberini
Dal 3 al 7 giugno la quindicesima edizione del Rome Chamber Music Festival diretto da Robert McDuffie
Nei suoi quindici anni di vita il Rome Chamber Music Festival ha cambiato varie sedi, una più bella dell’altra, e quest’anno è approdato in alcune sale del Palazzo Barberini, che facevano parte degli appartamenti del Cardinale e ora sono normalmente chiuse al pubblico. Fondatore e direttore artistico del festival è l’americano Robert McDuffie, apprezzato e famoso sia come docente sia come concertista di violino, che in tutti questi anni si è impegnato con passione e determinazione alla realizzazione della vera missione del festival, cioè mettere al centro i giovani talenti italiani, statunitensi, europei e dal resto del mondo, sostenendo concretamente la loro formazione e dando loro la possibilità di entrare in contatto con maestri e artisti affermati e di studiare e suonare al loro fianco, innanzitutto a Roma ma anche all’estero. Con un grande lavoro di scouting e grazie anche al sostegno del De Simone & Partners Young Artist Program quest’anno sono stati selezionati 26 giovani, che parteciperanno al festival, suonando in vari gruppi cameristici insieme a 19 musicisti di caratura internazionale, tra cui lo stesso McDuffie, il clarinettista Alessandro Carbonare, il violista Lawrence Dutton e la violoncellista Julie Albers.
Il festival si inaugurerà il 3 giugno con un concerto a inviti, che sarà replicato la sera successiva per il pubblico pagante, e proseguirà con altri tre concerti nei giorni 5, 6 e 7 giugno. Il 2018 è l’anno delle celebrazioni di Rossini, quindi nel primo e nell’ultimo concerto saranno eseguite due sue Sonatea 4. Tra questi due Rossini c’è spazio per tanta musica da camera dei secoli diciottesimo, diciannovesimo e ventesimo. Per il barocco sono in programma due Sonate da camera di Vivaldi e due arie dal Sersee dal Rinaldo di Haendel. Ma è l’Ottocento a fare la parte del leone: in programma soprattutto musiche rare di autori noti, come le Bagatelles op. 47 di Dvorak, la Fantasia per violino e arpa op. 124 di Saint-Saëns e il Sestetto per archi op. 92 di D’Indy. Sono eseguiti poco frequentemente, a causa del loro insolito organico, anche due capolavori come il Trio op. 40 per violino, corno e pianoforte di Brahms e il Quintetto per pianoforte e archidi Franck, dunque questa è l’occasione buona per ascoltarli. Il Novecento è rappresentato da Barber e Prokof’ev. Di Barber il Quartetto op. 11, che fu composto ed eseguito per la prima volta a Roma nel 1936: il suo secondo movimento è il celeberrimo Adagio, spesso eseguito anche come brano a sé stante. Di Prokof’ev Pierino e il lupo, in un adattamento per dodici strumenti di David Mathews e in una messa in scena di Enrico Stinchelli. E nell’ultimo concerto spazio anche a tango, samba e bossanova, con musiche di Astor Piazzolla, Ary Barroso, Antonio Carlos Jobin, Vinicius de Moraes e Newton Mendonça: naturalmente non mancheranno Oblivion, Libertango e La Ragazza di Ipanema.
Se hai letto questa news, ti potrebbero interessare anche
Il 2024 ha rappresentato un anno di svolta tra attività di rete, promozione culturale e valorizzazione del territorio
Il 27 novembre Simon Boccanegra inaugura la Stagione 2024-25 dell’Opera di Roma