L’edizione 2023 del Romaeuropa Festival

Dal 6 settembre al 19 novembre saranno circa trecento appuntamenti tra musica, danza e teatro.

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Tan Dun
Tan Dun

È “Geografia delle arti” il titolo della trentottesima edizione del REF ovvero Romaeuropa Festival. Come indica la denominazione stessa, l’identità del festival è rendere Roma un centro del dialogo e del confronto tra la cultura nazionale dello spettacolo e la creatività internazionale, europea e non solo europea. È quel che avverrà anche nel 2023, che si prospetta come una delle edizioni del festival più ricche di sempre: 90 spettacoli, 300 aperture di palcoscenico, oltre 500 artisti provenienti da 40 paesi e 62.000 posti in vendita. I luoghi degli spettacoli sono 13, quindi attenzione a non sbagliare indirizzo.

Con un programma così vasto si è costretti a fare una selezione spietata ed inevitabilmente personale, dando la precedenza ai concerti e agli spettacoli in cui la musica ha un ruolo determinante. Non si può non iniziare con Opening, ovvero gli spettacoli della prima settimana del festival, che si svolgeranno dal 6 al 12 settembre nella cavea del Parco della Musica. Inaugura il Ballet du Grand Théâtre di Ginevra con una coreografia del suo nuovo direttore Sidi Larbi Cherkaoui intitolata Ukiyo-e,  con la partecipazione di Shogo Yoshii, un maestro delle percussioni giapponesi. Il 10 ritorna la beniamina del festival Anna De Keersmaeker con la sua compagnia Rosas per presentare la sua ultima coreografia Creation.  Il 12 concerto Jeff Mills, storico rappresentante della musica techno di Detroit nel mondo.

Continuando la nostra selezione in ordine cronologico, ecco il 16 un omaggio all’Ucraina con DakhaBrakha, quartetto di di world music originario di Kiev. Il 28 il coreografo anglo-bengalese Akram Khan, un beniamino del festival, presenta il suo Jungle Book reimagined,  ispirato al romanzo di Kipling. Il 2 ottobre Sentieri Selvaggi esegue in prima nazionale le partiture - a lungo credute disperse - di musica da camera di Franco Battiato, che faranno conoscere un lato finora rimasto misterioso del musicista siciliano. Il 10 il Tanztheater Wuppertal, che fu di Pina Bausch ed ora è diretto da Boris Charmatz. L’11 e il 12 due serate da segnare con un asterisco: L’imbalsamatore  di Giorgio Battistelli con Massimo Popolizio come regista e interprete e il PMCE diretto da Tonino Battista. Il 15 l’intermezzo Livietta e Tracollo  con la musica di Pergolesi rielaborata elettronicamente da Dario Bassolino. Sempre il 15 (quasi ogni giorno ci sono due o più spettacoli) Caterina Barbieri, una delle artiste italiane di musica elettronica più amate e apprezzate all'estero da pubblico e addetti ai lavori, presenta Spirit Exit,  che accoglie anche gli strumenti nel suo mondo sintetico e cibernetico.

L’1 novembre si susseguono al Teatro 1 del vecchio Mattatoio due omaggi a due grandi dell’avanguardia musicale della seconda metà del Novecento: nel pomeriggio Fabiano Ottaviucci conclude la sua esecuzione al pianoforte dello sterminato Treatise  di Cornelius Cardew, iniziata nelle passate edizioni del festival; la sera lo Atom String Quartet e il pianista Leszek Mozdzer rendono omaggio a Krystof Penderecki, il grande compositore polacco oggi un po’ trascurato. Doppio concerto anche il 4 con l‘Ensemble Modern di Francoforte, che il pomeriggio esegue musiche di Ondřej Adámek, Unsuk Chin e Vito Žuraj, tre ex borsisti dell’Accademia Tedesca di Roma diventati importanti nel panorama musicale contemporaneo, e la sera accompagna Alva Noto nell’esecuzione della sua opera strumentale, arrangiata appositamente per l’ensemble tra musica, video e installazioni luminose. Il 7 la rockstar del virtuosismo pianistico Simon Ghraichy in un recital intitolato Augmented Piano, che va da Bach a Liszt, eseguiti alla sua maniera, e comprende anche una prima assoluta di Jacopo Baboni Schilingi. L’8 il PMCE diretto da Tonino Battista esegue An index of metals  di Fausto Romitelli, uno dei compositori più interessanti della sua generazione, scomparso prematuramente nel 2004. L’11 concerto di Matteo Franceschini (aka Tovel), che qualche anno fa è stato eseguito alla Scala e ora intreccia i suoni acustici alle esplosioni dei sintetizzatori modulari.

Gran finale il 19 novembre, con quattro spettacoli in un giorno al Parco della Musica: alle 17 Re:incarnation  dell’astro nascente della danza africana Qudus Onikeku; alle 18.30 Radicants,  fusione di elettronica, jazz ed etnica con Ballaké Sissoko e Lorenzo Bianchi Hoesch; alle 20 Bombino, una vera star del desert blues, cantato nella lingua dei tuareg; alle 21.30 Fatoumata Diawara, una celebrità della world music con il suo ultimo album London Ko.

Ma dopo il finale c’è ancora un importante appuntamento con il recupero di un concerto cancellato nel 2021 a causa del Covid. Dal 23 al 25 novembre l’Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia eseguiranno Buddha Passion  di Tan Dun, il compositore cinese Premio Oscar e Leone d’Oro, che unisce tradizione cinese ed elementi stilistici occidentali in una sintesi originale e che utilizza spesso anche suoni naturali, come acqua, vento, pietre, perché “la filosofia buddista incarna sempre la natura”. Per questa sua visionaria composizione si è ispirato alle Grotte di Mogao, dove generazioni di monaci e pellegrini hanno creato innumerevoli santuari dipinti e scolpiti, che costituiscono il tesoro d’arte buddista più grande e meglio conservato al mondo.

Qui il programma completo https://romaeuropa.net/agenda/

 

 

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