James Moody 1925-2010

La morte di un maestro del bebop

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Con la morte di James Moody, dopo Buddy Collette, scompare un'altro dei grandi sassofonisti del bebop. Moody (nato a Savannah, Georgia, nel 1925 e morto a San Diego, California, dove risiedeva da tempo, lo scorso 9 dicembre) è infatti strettamente legato ad alcune delle più importanti vicende del jazz moderno. Emerso appena ventenne come sax alto nell'orchestra di Dizzy Gillespie, raggiunse presto la fama in Europa, dove si era trasferito per sfuggire al razzismo americano. È in Europa che nel 1948 incise al contralto una sua improvvisazione su "I'm in the Mood for Love", pubblicata col titolo "Moody's Mood for Love", che ebbe un tale successo da attirare l'attenzione del cantante King Pleasure, che cantò l'assolo di Moody mettendovi un testo e dando così l'avvio al fenomeno del vocalese. Tornato nel 1952 negli USA, Moody ha poi proseguito la carriera come sax tenore e flautista sia con un suo quartetto sia, negli anni Sessanta, in quello che è stato il miglior quintetto di Dizzy Gillespie. Sassofonista dalla voce pastosa e densa, virile ma incline al lirismo, flautista intenso e concentrato, Moody ha saputo fondere la lezione di Coleman Hawkins - maestosità di suono, gusto per l'ornamentazione, acume armonico - con l'eredità di Charlie Parker - agilità, nervosismo bebop, inventiva ritmica - portando il sound degli anni Quaranta fin dentro il jazz contemporaneo. Per la sobrietà del suo approccio, la generosità come musicista e la feconda dedizione all'insegnamento Moody è stato uno dei musicisti più amati e rispettati della comunità jazzistica. (Stefano Zenni)

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