Gli ottanta spettacoli del Romaeuropa Festival 2022
Musica, danza e teatro dall’8 settembre al 20 novembre in diciotto diversi spazi della capitale
Neanche nel 2020 e nel 2021 il Romaeuropa Festival si è arreso ma, ora che la pandemia sembra aver allentato la sua presa, può presentare un’edizione - la trentasettesima - particolarmente ricca, che andrà dall’8 settembre al 20 novembre. Vi prenderanno parte oltre quattrocento artiste ed artisti dei cinque continenti, che daranno vita a ottanta spettacoli con centocinquantacinque repliche in diciotto spazi diversi.
Presentando il programma, il direttore generale e artistico Fabrizio Grifasi ha messo in rilievo le linee cui il festival si ispira fin dalla sua fondazione: “intercettare a livello internazionale ciò che avviene e si muove nel mondo dello spettacolo” e “mettere a contatto la creazione contemporanea, anche la più esigente e la più radicale, con il pubblico di massa”.
MUSICA, TEATRO, DANZA si legge a lettere capitali sul depliant del programma. Ed è verissimo. La specificità della stragrande maggioranza degli spettacoli presentati dal festival è che è impossibile capire se si tratta di musica, di teatro o di danza, perché le carte vengono rimescolate, le arti si sovrappongono, si confondono, si uniscono e in questi casi soccorre il termine di arti performative, sotto il cui ampio ombrello trovano posto gli spettacoli del festival. In fondo è l’ennesima reincarnazione dell’antica aspirazione all’opera d’arte totale, che è nata con la tragedia greca, se non prima, e nei millenni successivi è rinata in forme sempre diverse, a seconda degli ideali e dei gusti di ogni epoca, prendendo di volta in volta le forme della tragédie lyrique, del grand-opéra, del dramma musicale wagneriano, dei balletti di Diaghilev.
Ma oggi le cose stanno in modo veramente diverso: non ci sono teorie estetiche né regole e ogni spettacolo è un caso a sé, non classificabile in un genere preciso. In questo labirinto, che rispecchia il nostro mondo nei suoi aspetti sia negativi che positivi, non è facile orientarsi. Però oseremmo dire che lo spettacolo inaugurale, l’8 e 9 settembre, nella Cavea del Parco della Musica, è danza: la compagnia ICK Dans di Amsterdam diretta da Emio Greco e Pieter C. Scholten presenta We want it all, un percorso coreografico in cui si mescolano virtuosismo e classicità, pop e rock, su musiche da Bach ai Queen. Si prosegue il 10 con l’islandese Olafur Arnalds, uno dei grandi della musica elettronica dei nostri giorni, che presenta in esclusiva per l’Italia Some kind of music, un viaggio musicale introspettivo e fortemente emotivo.
Nei giorni successivi arrivano a Roma due grandi coreografe dei nostri giorni, entrambe a confronto con due composizioni musicali fondamentali del minimalismo americano. Anne Teresa De Keersmaker crea una coreografia su Drumming, la composizione per sole percussioni di Steve Reich, qui eseguita dall’Ictus Ensemble (13 e 14 settembre). Sasha Waltz parte invece da In C di Terry Riley per sviluppare una struttura coreografica variabile e potenzialmente infinita (17 e 18 settembre). Questi primi quattro eventi si svolgeranno tutti en plein air nella Cavea del Parco della Musica.
Confessando un personale interesse per la musica, saltiamo agli ultimi spettacoli, che sono indubbiamente dei concerti, ma con programmi certamente non banali. Il 19 novembre il PMCE – Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista dedicherà un omaggio a Iannis Xenakis, uno dei compositori che più hanno influenzato la musica della seconda metà del ventesimo secolo. Il 20, ultimo giorno del festival, si potrà ascoltare per la prima volta a Roma Einstein on the beach di Philip Glass in forma integrale.
Spulciando tra gli altri spettacoli, troviamo il 25 settembre Liberté d’action di Heiner Goebbels: il compositore tedesco (nonché regista di sé stesso) si confronta con i testi di Henri Michaux, da cui è nato questo suo nuovo spettacolo di teatro musicale. Il 27 Benjamin Abel Meirhaeghe insieme al musicista Doon Kanda firma una sua personalissima rilettura dei Madrigali guerrieri et amorosi di Monteverdi. L’1 e 2 ottobre la coreografa francese Maud Le Pladec propone, con la collaborazione del musicista Pete Harden, ventisette prospettive da cui dialogare con la Sinfonia “Incompiuta” di Schubert. Il 6 ottobre il Dream House Quartet - formato dal duo pianistico Katia e Marielle Labèque, dal compositore e chitarrista Bryce Dessner e dall’altro compositore e chitarrista nonché sound engineer David Chalmin - propone musiche Meredith Monk, Glass (Les enfants terribles) e degli stessi Dressner e Chalmin. Il 16 ottobre il pianista Fabrizio Ottaviucci continua il suo progetto – giunto ora alla quinta puntata – dell’esecuzione integrale di Treatise di Cornelius Cardew, a cui affianca Palais de Mari di Morton Feldman.
Un momento culminante del festival - dall’11 al 15 ottobre al teatro Argentina - sarà il ritorno a Roma dopo quarant’anni del Berliner Ensemble, che metterà in scena L’opera da tre soldi, il capolavoro del suo fondatore Bertolt Brecht nel nuovo allestimento dell’attuale direttore BarrieKosky, che ha incentrato la sua messa in scena sulle musiche di Kurt Weill.
E poi ancora tanta altra musica, danza e teatro, spettacoli dedicati ai giovanissimi, dibattiti e dialoghi con il pubblico. Qui il programma completo.
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