Carmen inaugura l’Arena di Verona
Oren, de Ana, Zeffirelli… e tanti altri saranno i protagonisti della novantaseiesima edizione del festiva
Dopo due anni di commissariamento, la fondazione lirica Arena di Verona è tornata ad un regime di normalità, sebbene resti ancora qualcosa da sistemare nei conti. Cecilia Gasdia è stata nominata sovrintendente e direttore artistico e da gennaio ha cominciato a lavorare a ritmo indiavolato al festival estivo del 2018. Al suo arrivo ha trovato il programma già in parte definito, poiché, come ha spiegato la stessa Gasdia, la precedente gestione aveva già fissato cinque dei quattro titoli, Carmen, Aida, Turandot e Nabucco, cioè le opere areniane per eccellenza, che non erano mai state fatte tutte insieme in un solo anno: questo renderà felice il pubblico ma richiede un grosso impegno dal punto di vista sia artistico che organizzativo. Il quinto titolo è Il barbiere di Siviglia (cinque recite dal 4 al 30 agosto) e l’ha scelto la Gasdia stessa. Sarà ripresa la produzione di Hugo de Ana e la Gasdia, facendo leva sulla loro vecchia amicizia, è riuscita a convincere il settantaseienne Leo Nucci a tornare all’Arena e a interpretare Figaro, due cose che egli aveva giurato a sé stesso di non fare mai più. Accanto a lui Ferruccio Furlanetto, un altro veterano, sarà Basilio, insieme alla Rosina di Nino Machaidze, all’Almaviva di Dmitry Korchak e al Bartolo di Ambrogio Maestri. Come sempre nel corso delle repliche si alternano all’Arena più cantanti per ogni personaggio.
Ed è proprio sui cast che la neo-direttrice artistica ha lavorato di più. Per la Carmen che inaugura il festival il 22 giugno ha scelto Anna Goryachova e Brian Jagde, entrambi debuttanti all’Arena. La giovanissima Mariangela Sicilia interpreterà Micaela. Questo sarà l’unico nuovo allestimento scenico di quest’anno ed è stato affidato a Hugo de Ana, che all’interno dell’arena romana ha creato un’altra e diversa arena, una plaza de toros. Si replica fino al 31 agosto.
I protagonisti della prima di Aida, il 23 giugno, saranno Anna Pirozzi, Violeta Urmana, Yousif Eyvazov e Luca Salsi. Quattro, cinque e anche sei cantanti si alterneranno in ogni ruolo, e tre saranno i direttori, cosicché, se qualcuno volesse andare a tutte le 16 recite in cartellone fino all’1 settembre, potrà ascoltare quasi ogni volta una compagnia diversa in qualche suo elemento. Si riprenderà il faraonico allestimento di Franco Zeffirelli, ripristinando anche le coreografie di Vladimir Vassiliev, che negli ultimi anni erano state sostituite da altre per risparmiare sul numero dei ballerini. Si riprenderà un fantasmagorico allestimento di Zeffirelli anche per Turandot (cinque recite dal 30 giugno al 26 luglio) con Anna Pirozzi e Rebeka Lokar, Gregory Kunde e Murat Karahan che si alterneranno nella coppia di protagonisti.
Infine Nabucco tornerà nell’allestimento dello scorso anno di Arnaud Bernard, che sposta l’azione dalla Babilonia biblica alla Milano risorgimentale. Dal 7 luglio al 18 agosto nel ruolo del protagonista si alterneranno il mongolo Amartuvshin Enkhbat e Luca Salsi ed in quello di Abigaille Susanna Branchini e Rebeka Lokar. Il 26 agosto si svolgerà una “Verdi Opera Night” con un atto ciascuno delle opere della cosiddetta trilogia popolare: l’occasione per ascoltare una parata di stelle come Lisette Oropesa, Violeta Urmana, Francesco Meli, Luca Salsi e tanti altri. E il 25 luglio una serata di balletto con Roberto Bolle and Friends.
Quanto ai direttori, Francesco Ivan Ciampa dirigerà la Carmene Jordi Bernàcer il Nabucco, ma la parte del leone la farà Daniel Oren, che dirigerà Aida, Turandot e Il barbiere di Siviglia, lasciando però per alcune recite la bacchetta a Ciampa, Bernàcer e Andrea Battistoni. Oren, che da molti anni non ha mai mancato un’edizione del festival, si conferma così il direttore areniano per eccellenza. È un sincero appassionato dell’Arena: «Dirigere Aida all’Arena è un’esperienza che non ha eguale al mondo”. E nessuno meglio di lui sa anche che “è una delle cose più difficili per un direttore, perché è una vera impresa coordinare così tanti esecutori (circa cento strumentisti e centocinquanta coristi) sparsi in uno spazio enorme, fino a cinquanta metri di distanza dal podio».
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