Brexit: a Londra musicisti solo col visto
In conseguenza delle misure sull’immigrazione annunciate dal governo Johnson per Brexit anche i musicisti avranno bisogno di un visto
Erano in molti a sperare che atti concreti seguissero alle parole pronunciate dal ministro Nigel Adams che la libertà di movimento dei musicisti fra Regno Unito e UE fosse “assolutamente essenziale” anche dopo la Brexit. Invece ieri è arrivata la doccia fredda. Fra le restrizioni annunciate dal governo Johnson in materia di politiche di immigrazione rientrano anche i musicisti. L’Home Office, il dipartimento preposto all’amministrazione degli affari interni nel Regno Unito, ha chiarito che anche artisti e sportivi provenienti dalla UE saranno soggetti alle stesse regole attualmente applicate ai cittadini extra UE alla fine del regime transitorio in forza fino a dicembre di quest’anno.
A partire dal gennaio 2021, dunque, la musica cambia e c’è da attendersi che non faccia sconti ai musicisti britannici la UE, che molto probabilmente adotterà misure simili nei confronti dei movimenti nel continente di cittadini provenienti dal Regno Unito. “Profonda delusione” è stata espressa da Debora Annetts, direttore generale della Incorporated Society of Musicians, che, come altri rappresentanti degli interessi della fiorente industria musicale britannica avevano già manifestato timori sulle conseguenze nefaste sul settore. “Chiediamo al governo britannico di riconsiderare il nostro appello per la creazione di un visto che consenta il libero movimento per due anni” ha dichiarato la Annetts, “Ogni futuro regime di immigrazione non esiste in isolamento e ha enormi conseguenze per i negoziati commerciali di UE e Stati Uniti e per gli accordi reciproci. È vitale che qualsiasi regolamentazione sull’immigrazione sostenga i musicisti che hanno la necessità di recarsi in tour nella UE dopo la Brexit.”
A livello ufficiale, intanto, si registra l’ammonimento della sottocommissione per gli affari UE della Camera dei Lord che avverte che, a meno di accordi efficaci fra Regno Unito e UE, il paese potrebbe assistere a un declino dei lavoratori del settore culturale con formazione elevata provenienti dai paesi dell’Unione.
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