Ambronay 2023
Con un programma marcatamente intergenerazionale la 44a edizione del Festival d’Ambronay si svolgerà nel corso dei quattro fine settimana compresi tra il 15 settembre e l’8 ottobre 2023
L’attenzione verso la formazione che nel corso del tempo è stata rappresentata dalla Académie Baroque, e le più recenti esperienze svolte come capofila del progetto europeo Eeemerging si ritrovano in questo programma che riunisce con il titolo Générations Ambronay numerosi ensemble sia ampiamente consolidati che all’inizio della carriera.
Tra quelli già affermati e oramai di casa nel Centre Culturel de Rencontre (CCR) ci sono diversi gruppi di grande qualità: Les Surprises diretto da Louis-Noël Bestion de Camboulas che eseguirà la Passione secondo Giovanni di Bach; Les Arts Florissants diretti da Paul Agnew che intoneranno alcune delle musiche sacre di Byrd; Cappella Mediterranea e Choeur de Chambre de Namur, con l’oratorio Il dono della Vita eterna di Draghi; Les Ombres diretti da Margaux Blanchard e Sylvain Sartre con la tragédie en musique Télémaque di Destouches; Amarillis e Patricia Petibon diretti da Héloïse Gaillard; Le Poème Harmonique e Stéphanie d’Oustrac diretti da Vincent Dumestre. Oltre a questi, più strettamente legati alla storia del CCR d’Ambronay, nel cartellone compaiono altre formazioni come Gli Incogniti, Ensemble 1700, Il Convito, Ora Singers, Pulcinella, Les Concerts de La Loge, e Le Consort.
Ma a partire dal secondo fine settimana saranno presenti anche numerosi ensemble che nel programma sono contraddistinti dall’icona “Ambronay Jeunes Talents” a cominciare dal quartetto vocale Cantoría specializzato nella esecuzione delle ensaladas iberiche. Poi nei weekend seguenti altri musicisti delle nuove generazioni presenteranno le proprie proposte: The Wig Society, Apotropaïk, Les Itinérantes, The Ministers of Pastime, L’Assemblée, Cohaere Ensemble, La Camerata Chromatica, e La Palatine.
In alcuni casi a fondare un nuovo gruppo è un musicista più esperto come per esempio Marie Van Rhijn che per oltre dieci anni è stata clavicembalista e direttrice di coro di Les Arts Florissants, oltre ad aver collaborato con altri importanti artisti della scena della musica antica, che ha creato L’Assemblée. Il programma del loro concerto è dedicato al genere del “petit motet” e comprende sia “opere sconosciute di autori conosciuti”, che testi celebri musicati da compositori poco noti.
Ma nel programma sono previsti anche altri concerti, alcuni di musica tradizionale e altri rivolti all’infanzia e alle famiglie e qualche concerto itinerante nel territorio del Dipartimento dell’Ain, e poi visite guidate della Abbazia, incontri, atelier, e via di seguito.
Il simbolo di questa edizione intergenerazionale che racchiude lo spirito che ha caratterizzato la storia del Festival è rappresentato dal concerto del pioniere William Christie che è il fondatore dello storico ensemble Les Arts Florissantes e che suonerà in duo con il giovane violinista Théotime Langlois de Swarte, a sua volta direttore di Le Consort. Non c’è miglior spiegazione di cosa rappresenti l’affascinante mondo della musica antica delle loro parole che si riferiscono al disco intitolato Générations che hanno registrato insieme e al relativo concerto:
«Per costruire questo programma, ho letto tutte le sonate per violino scritte in Francia all’inizio del XVIII secolo e conservate nella Biblioteca Nazionale di Francia, che per la maggior parte sono ancora inedite. Scoprire la sesta sonata in sol minore del primo libro [di Jean-Baptiste Senaillé] è stato un vero colpo di fulmine artistico. Questa musica ha un incredibile potenziale drammatico che ho immediatamente associato a William Christie, il cui senso teatrale mi ha sempre affascinato».
«Tra me e Théotime tutto succede in modo estremamente naturale. Io ho il mio stile al cembalo, un attaccamento a un certo suono, ma noi condividiamo la scoperta dell’opera di Senaillé, un maestro dormiente da lungo tempo. Théotime apporta la sua intelligenza, il suo entusiasmo e il suo savoir-faire… Nell’ambiente della musica antica regna un certo cameratismo: amiamo questa musica forse più delle altre e condividiamo questo senso della scoperta. Alla fine di questa esperienza mi sento semplicemente ringiovanito. È la bellezza della musica».
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