Un all-star band per Peace Sound
Il progetto della cantante Simona Eugenelo, legato alla filosofia buddista, mette insieme Paolo Fresu, Alfio Antico, Antonella Ruggiero...
Un po’ più di un decennio fa, quando lavoravo per il glorioso “World Music Magazine” (altri tempi, altro interesse per la world music) avremmo messo un disco del genere nella categoria “Global Fusion”. Era una categoria ibrida, che si era resa necessaria perché le recensioni discografiche erano organizzate per macroaree (Europa, Asia, America latina…), mentre una delle prime ambizioni della world music era proprio far incontrare, mescolare stilemi, strumenti e suoni lontanissimi tra loro. Verso la fine dell’avventura della rivista, ricordo, c’erano sempre pochi titoli in quel settore: segno – a posteriori – di un riposizionamento della categoria, e di una progressiva perdita di interesse per i progetti globalisti, ecumenici, panculturali o transculturali…
Peace Sound di Simona Eugenelo non solo calzerebbe a pennello in quella vetusta categoria, ma anche richiama – per lo spirito che lo anima, per i suoni di certi sintetizzatori, per molte altre cose – quel periodo delle ormai storicizzate vicende della world music. Per intenderci: gli anni novanta, prima che New Age diventasse una brutta parola con cui designare le compilation che ancora oggi si vendono a 2.99€ all'Esselunga (ma chi se le compra?, mi chiedo spesso).
Dunque, non inganni l’etichetta che pubblica questo lavoro, nota per ben altri percorsi: il disco di Simona Eugenelo (il suo secondo da solista) si situa in realtà da quelle parti. E lo conferma anche l’ispirazione spirituale che lo anima, e che nasce da anni di frequentazione con la traduzione culturale dell’Himalaya e con la filosofia buddista, i suoi mantra, le sue pratiche musicali. È in particolare il messaggio di Gangchen Rinpoche (con cui la Eugenelo ha a lungo studiato) a strutturare il percorso tra le diverse tracce (e la voce del maestro compare pure, qui e là).
I brani – altro elemento che rende Peace Sound davvero un caso a sé – sono punteggiati da featuring molto diversi, e in apparenza con pochi legami tra loro: Paolo Fresu, Antonella Ruggiero, Roy Paci, Alfio Antico, Nando Popu dei Sud Sound System, Frank Nemola – per citarne solo alcuni: quasi un disco collettivo, di musicisti accomunati da un'adesione a un progetto culturale (e spirituale) prima ancora che musicale, con la leader nel ruolo di regista (oltre che di voce principale).
Non tutto fila sempre liscio, c’è da dire: qui e là la natura “collettiva” del progetto si sente, con interventi che appaiono un po’ avulsi dal discorso generale: ad esempio “Tulku”, con le evoluzioni vocali di Antonella Ruggiero; o “Being with You”, che si apre con spiazzante arpeggio di pianoforte (e la voce di Iosonoaria). Paradossalmente – ma non troppo – i momenti più belli, in cui la musica di Simona Eugenelo viene attraversata da una levità peculiare e affascinante, sono quelli senza ospiti ingombranti: “The Song of Precious Life”, con il suo andamento sinuoso; “Saraswaty Melody” e la sua dolce melodia contrappuntata dalla fisarmonica; “Tara, the Enlightened Woman” (con Carmen Iodice).
Un disco demodé e che fa categoria a sé, di grande piacevolezza e ispirazione: per nostalgici, mistici, o semplici curiosi.