Sade Mangiaracina sulle tracce di Mandela
Madiba è il bel lavoro della pianista Sade Mangiaracina dedicato a Nelson Mandela
Per il mese di marzo 2021, il giornale della musica aderisce – insieme a decine di riviste, portali web e radio in Europa – all’iniziativa #womentothefore dello Europe Jazz Network, a favore della progressiva parità di genere nelle musiche creative.
– Leggi gli altri articoli della serie #womentothefore
Poco bisogno di parole per evidenziare punte apicali di eccellenza al femminile in musica: inutile la rincorsa agli aggettivi sulla bravura, esperienza, affidabilità di questa o quell'altra musicista. Basta mettersi in ascolto. E scoprire ad esempio nel jazz che oggi, in un range di età diverse come quelle di Carla Bley, Maria Schneider e Ingrid Laubrock la direzione e arrangiamento per orchestra è in salde mani femminili.
Se poi si applica il discorso alle soliste e compositrici, si rischia l'enumerazione senza fine, come nel racconto di Jorge Luis Borges. Tanto vale segnalare cosa si muove ora e qui. Ad esempio l'etichetta diretta con spirito d'avventura ed entusiasmo da Paolo Fresu pubblica il nuovo eccellente disco di Sade Farida Mangiaracina, che già aveva fornito una prova notevole nella passata incisione.
Si intitola Madiba, ed è ovviamente dedicato a Nelson Mandela, ai suoi quasi trent'anni di carcere disumano riscattati in un crepuscolo radioso di libertà, alle figure che hanno saputo stargli accanto, ai temi del perdono, della riconciliazione, della mediazione necessaria per trattare anche con i più abbietti degli esseri. Sade Mangiaracina ha scelto, con il suo pianoforte impetuosamente jazz e altrettanto travolgentemente romantico, la via della costruzione di otto “quadri” musicali a commento, a partire dalla struggente melodia, gonfia e dolente, che apre il disco e vuole essere proprio la descrizione diretta dell'uomo saldo, Nelson Mandela. Qui il pianoforte trova subito nervature alla Esbjörn Svensson, alla Martin Tingvall: ma alla fine Mangiaracina assomiglia solo a se stessa. Dolcissima e passionale, ma senza un attimo di svenevolezza, senza citazionismo.
Alla sesta traccia, "27 Years", la pianista opta per il Fender Rhodes, e una nuvola calda di suono avvolge il tutto, anche per l'intuizione sorprendente di accostare alle armoniche del piano elettrico quelle dell'oud arabo dell'ospite Ziad Trabelsi, dal piglio assertivo e brillante, ma anche languido, all'occorrenza. Ritmica con Marco Bardoscia, che oltre al contrabbasso usa anche lo strumento elettrico in più occasioni, e Gianluca Brugnano, uno di quei batteristi che ci sono e indirizzano il tutto, ma quasi non li senti, nel gioco di fruscii e accenti. Un disco di una potenza e di una purezza di suono che fa onore a lei, Sade Mangiaracina, al jazz al femminile, al nostro jazz tutto.
E che, in tempi meno cupi e tesi, speriamo possa essere recuperato per una serie di appuntamenti dal vivo. Se ne sentiranno delle belle.