Pieranunzi colleziona il tempo
Nel recente Time’s Passage Enrico Pieranunzi con il suo Jazz Ensemble miscela brani originali e riletture dal passato
Time's Passage, ultima fatica discografica di Enrico Pieranunzi, si presenta come una sorta di elegante album di fotografie sonore nel quale sono disposte con cura immagini musicali del passato e del presente. Registrato nel maggio dello scorso anno da Stefano Giungato presso gli Indiehub Studios di Milano, questo album pubblicato a inizio autunno coinvolge, oltre allo stesso artista romano al pianoforte, musicisti quali Dedè Ceccarelli (percussioni) e Luca Bulgarelli (contrabbasso), oltre a Andrea Delbucco (vibrafono) e Simona Severini (voce), questi ultimi ospiti del Pieranunzi Jazz Ensemble.
Una compagine strumentale che compone e ricompone il proprio equilibrio timbrico a seconda del carattere del brano affrontato, offrendo in questo modo un percorso cangiante lungo i nove titoli proposti, tutti accomunati dai raffinati arrangiamenti che immergono questo lavoro in un’atmosfera piacevolmente omogenea, a partire dal brano eponimo che apre il percorso d’ascolto. Una composizione, “Time’s Passage”, che risale al 1999 e che Pieranunzi propone qui per la prima volta in versione cantata, mentre altri brani quali “Biff” o “Perspectives” sono stati scritti lo scorso anno in occasione di questo progetto. In particolare proprio questi due titoli rappresentano gli spazi espressivi dove il vibrafono di Dulbecco offre i dialoghi più significativamente affiatati con il pianoforte dell’artista romano, nell’ambito di un incontro che trova in questa occasione la sua prima concretizzazione.
Se con Dulbecco questa è la “prima volta”, la frequentazione di Pieranunzi con Simona Severini ha invece alle spalle diverse collaborazioni, a partire dal primo incontro nel 2012 in occasione dell’incisione del brano “Futura”, parte del disco collettivo Dalla in Jazz pubblicato l’anno successivo dalla Sony in omaggio del cantautore bolognese. Come in situazioni precedenti – si pensi, per esempio al disco My Songbook del 2016 – anche in quest’occasione abbiamo la sensazione che la presenza di Pieranunzi sia di particolare ispirazione per la cantante, la cui voce si plasma con efficace misura nelle differenti connotazioni che segnano i diversi brani. Un esempio tra i più riusciti lo possiamo trovare in “In the Wee Small Hours of the Morning”, pagina di David Mann e Bob Hilliard che viene qui proposta nelle due versioni per quartetto e per voce e pianoforte.
Un disco elegante, in sintesi, dove il gusto di Pieranunzi per le atmosfere stilisticamente connotate – vedi il sapore francese di “Valse pour Apollinaire” o il gusto classico di “Vacation from the Blues” di Arthur Hamilton e Johnny Mandel – viene tratteggiato con morbida affinità attraverso i dialoghi strumentali intessuti dai compagni di questo viaggio avanti e indietro nel tempo.