Nuove avventure di Fred Frith
Closer to the Ground conferma la statura del chitarrista inglese, qui in trio con Jason Hoopes e Jordan Glenn
Tra le poche certezze dell’esistenza, una su cui solitamente si può fare tranquillamente affidamento è che un nuovo disco di Fred Frith non potrà essere mai men che interessante.
Dalla parte del chitarrista inglese ci sono una cinquantina d’anni di carriera (ok, ha incominciato giovane, ma fa sempre un certo effetto, no?) e la partecipazione attiva a alcune delle più influenti avventure della musica creativa di questi decenni, dai Naked City agli Henry Cow alle infinite progettualità in solo e con altri musicisti.
Nonostante l’asticella delle premesse sia sempre posizionata su misure olimpiche, sin dalle prima note del nuovo lavoro in trio, Closer to the Ground, si ha la netta impressione non solo che la misura sia superata in scioltezza, ma che anche la ricaduta nel comodo del materasso sveli panorami sonori affascinanti più che mai.
Con Frith ci sono Jason Hoopes al basso e Jordan Glenn alla batteria, già presenti nel precedente disco, musicisti della Bay Area, straordinariamente duttili e reattivi alle mille direzioni che la musica può prendere. Il mood scuro e pulsante della musica, lo straordinario controllo delle dinamiche e della pregnanza timbrica, la capacità – pur all’interno di temi che non superano mai i 7 minuti – di generare una serie di architetture necessarie quanto inattese, fa del disco una vera meraviglia in cui perdersi, una sorta di dub informale e decostruito che reca con sé brandelli di storie irresistibili.