Marcin Masecki: smontare il ragtime
Un disco del pianista polacco Marcin Masecki, insieme al batterista Jerzy Rogiewicz, rilegge l'eredità di un genere con orecchio contemporaneo (e ironia)
Se pensate che il ragtime sia musica che appartiene al passato, Marcin Masecki vi farà cambiare decisamente idea.
Pianista e compositore polacco tra i più originali della scena europea, Masecki si sta dedicando da qualche tempo a questo genere (personalmente ricordo un esilarante concerto che entusiasmò tutti gli ospiti della European Jazz Conference di Wroclaw nel 2016), usandone l’apparente anacronismo come un grimaldello per scardinare le banali certezze dell’ascolto.
In questo disco prodotto dal Budapest Music Center, in duo con il simpatetico drumming di Jerzy Rogiewicz, Masecki rimette in gioco gli elementi lessicali del ragtime per innescare una serie di felicissimi spostamenti di senso, a volte ipnotici, a volte pervicacemente ossessivi, in altre occasioni in grado di connettersi a una linea precisa di evoluzione del pianoforte jazz, che da J.P. Johnson e soci passa attraverso Thelonious Monk, Jaki Byard e giunge fino a Jason Moran.
A differenza però di questi pianisti, che sono afroamericani, Masecki dialoga anche in modo aperto con l’eredità del Vecchio Continente, in un continuo e felicissimo rimbalzo di sapori e suggestioni (si ascolti ad esempio l’apparente semplice esercizio di “Langsam”) che scaturiscono sia dalla sua penna che dalla rilettura di temi celebri degli anni ’20 e ’30 del Novecento come “Dinah” o “Between The Devil And The Deep Blue Sea”.
Disco profondo e divertente, originale e stimolante, quello di Masecki è un piccolo meccanismo a orologeria pronto a detonare felicemente nel cuore del jazz europeo di oggi.