Jaye P. Morgan, chi era costei?
Wewantsounds ristampa l'album della cantante e showgirl americana, blue-eyed soul di culto prodotto da David Foster
Sebbene a un pubblico italiano il nome di Jaye P. Morgan possa sembrare pressoché sconosciuto (o confondersi con quello di uno storico banchiere e di una storica banca americana), a consultare velocemente l’immancabile Bignami wikipedico si scopre che non stiamo parlando di una meteora.
Anzi: cantante, attrice, personaggio televisivo (tra le altre cose valletta di The Gong Show, dove mostrò anche le tette in un fuoriprogramma che le costò il posto), Jaye P. Morgan è stata (oggi, quasi novantenne, è in pensione) un’artista poliedrica e popolare nello show-biz a stellestrisce
(Ed ecco il video incriminato).
Tra le tante “imprese” della carriera della Morgan, gli appassionati di rare grooves si sono sempre principalmente interessati a un disco che porta semplicemente il nome della cantante – Jaye P. Morgan – uscito in una rara edizione nel 1976. Le quotazioni del vinile originali, secondo il borsino di Discogs, fluttuano tra i 150 e i 300€!
Ristampato in vinile solo in Giappone e poi riproposto unicamente in cd, il disco torna disponibile come lp grazia alla Wewantsounds, etichetta di cui già ci siamo occupati e che ripropone anche il libretto originale, ricco di foto.
L’interesse dei diggers per il disco della Morgan è sempre stato dettato ovviamente da altro che non la curiosità di sentire la popolare cantante alle prese con sonorità disco/funk. Registrato a Los Angeles, nei leggendari Sound City Studios, il disco infatti rappresenta uno dei primissimi lavori come produttore di David Foster, vero e proprio Re Mida della musica americana.
Per il disco Foster radunò alcuni dei migliori musicisti della scena cittadina, dal batterista Harvey Mason al chitarrista Jay Graydon (arrangiatore e braccio dietro al riff di “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti!), da Ray Parker Jr. al sassofonista Ernie Watts, a Bill Champlin e ai Tower Of Power, alla ricerca di un sound che si avvicinasse a quello che Quincy Jones stava facendo negli stessi anni.
Missione compiuta: le nove canzoni del disco scorrono che è una meraviglia: blue-eyed soul raffinato, efficace e dettagliato, con Graydon che impazza e la voce della Morgan sempre bilanciata (sebbene non si tratti di una voce indimenticabile), tra lussuriose ballad e momenti altamente ballabili, ottima anche nelle riletture di “Can’t Hide Love” degli Earth Wind & Fire o di “Seems So Long” di Stevie Wonder, qui reintitolata “”It’s Been So Long”.
Una pregevole chicca pop-funk ritrovata, da riapprezzare in vinile.