En attendant Wasilewski
In un disco realizzato con il suo trio il pianista polacco omaggia Johann Sebastian Bach, Carla Bley e i Doors
Diversamente dalla celebre pièce teatrale di Samuel Beckett En attendant Godot, il cui testo si apre con la battuta “Niente da fare” affidata a Estragone, questo disco En attendant del Marcin Wasilewski Trio si avvia con l’incipit misurato ma coinvolgente di “In Motion, Part 1”, prima tappa di una composizione tripartita che rappresenta gli snodi iniziale, centrale e conclusivo di questo album.
Settimo lavoro realizzato da Wasilewski per l’etichetta di Manfred Eicher, il presente disco propone la rodata formazione strumentale – composta dal pianoforte dello stesso Wasilewski, dal contrabbasso di Slawomir Kurkiewicz e dalla batteria di Michal Miskiewicz – impegnata in una perlustrazione espressiva al tempo stesso variegata e riflessiva, nutrita da quella piacevole affinità inventiva che la connota fin dal primo album Trio (registrato nel 2004).
I sette brani – registrati negli studi La Buissonne, nel sud della Francia, nell’agosto 2019 – si susseguono con passo fluido, che diviene più dilatato in occasione dell’omaggio a Johann Sebastian Bach “Variation 25”, una reinterpretazione della 25sima variazione Godberg che, a seguito di una introduttiva ricognizione solistica di Wasilewski, offre una ricognizione attraverso le suggestioni armoniche sollecitate dalla pagina bachiana e delineate dai tre musicisti con vivace gusto dialettico.
Un carattere ribadito, seppure attraverso un segno stilistico affatto differente, in occasione della seguente “Vashkar”, composizione di Carla Bley che questo trio è riuscito a rileggere con fresca leggerezza, trascinando i dialoghi strumentali gestiti con naturale spontaneità su fronti espressivi al tempo stesso misurati e pregnanti.
Oltre alle tre parti della già citata “In Motion”, firmate da tutti e tre i musicisti impegnati, un’altra oasi originale è rappresentata da “Glimmer Of Hope”, pagina composta da Wasilewski e attraversata da una sobria e fiduciosa luce espressiva, nella quale traspare una sorta di ideale omaggio – non si sa quanto involontario – al Giorgio Moroder compositore della colonna sonora di The NeverEnding Story, con un frammento del tema di Atreiu che pare fare capolino negli intervalli del tratteggio melodico del pianoforte.
Se nelle esperienze precedenti questo trio ha riletto brani del repertorio popular riferiti ad autori come Björk (“Hyperballad”), Prince (“Diamonds and Pearls”) o di gruppi come i Police (“Message in a Bottle”), in questa occasione Wasilewski e compagni hanno scelto di omaggiare un’altra formazione iconica come i Doors, reinterpretando con elegante leggerezza “Riders on the Storm”.
Un’ulteriore prova, questa, della duttilità di questa formazione capitanata da Marcin Wasilewski, capace di offrire quasi tre quarti d’ora di musica attraversata da un segno originale, fresco e piacevolmente immediato.