Alexander Hawkins, tutti insieme appassionatamente

Togetherness di Alexander Hawkins, con Evan Parker e il Riot Ensemble, è il primo grande disco del 2021

Alexander Hawkins feat. Evan Parker + Riot Ensemble
Foto di Francesca Patella (dalla pagina FB dell'artista)
Disco
jazz
Alexander Hawkins feat. Evan Parker + Riot Ensemble
Togetherness. Music For Sixteen Musicians
Intakt
2021

Dopo un 2020 (ed un 2019, un 2018, e..) ad alti livelli l’inossidabile Intakt di Zurigo inaugura il 2021 con il nuovo lavoro del pianista di Oxford Alexander Hawkins, che quest’anno festeggia i quarant’anni. Dopo gli ottimi Iron Into Wind in solo (2019) e Shards & Constellations in duo con Tomeka Reid dell’anno scorso, sempre per l’etichetta svizzera, questa volta (non è la prima) Hawkins si cimenta con la scrittura per largo ensemble, coinvolgendo il Riot EnsembleEvan Parker (i due hanno già collaborato in Leaps in Leicester, su Clean Feed,del 2016) capace da par suo di portarci nel consueto e ineffabile vortice di respirazione circolare nell’incipit del primo dei sei movimenti, "Indistinguishable From Magic".

– Leggi anche: Evan Parker, una guida all'ascolto in 10 dischi

Una selva oscura, abissi accessibili solo a patto di eterne apnee, oppure mondi rarefatti, lontanissimi: la magia si rinnova ancora una volta nel nitore abbagliante e selvatico di una furia lirica e inesausta, filosofica e materica, a cui fanno da contraltare dopo quattro minuti pendii feldmaniani di archi, come un incontro celeste tra Coleman e Ligeti.

Così, senza poterci accorgere dell’artificio responsabile dell’evento, ci ritroviamo subito altrove: la musica ha spostato l’asse della stanza, improvvisamente siamo nel mezzo di un mare in tempesta, mentre tutto intorno imperversa un diluvio ancestrale, intenti a inseguire la balena del senso, il fantasma della descrizione. E invece, e per fortuna, appare solare, in questo accadere continuo di eventi, di idee, che quanto ascoltiamo, più che a una fredda analisi, si offre per essere esperito, attraversato.

Melodie enigmatiche che appaiono e scompaiono in un mare senza sponde (la tromba di Percy Pursglove in "Sea No Shore") per poi essere avvolte nella nebulosa allusiva degli archi (contiamo, a bordo della nave, due contrabbassi, due viole, due violoncelli e due violini), miraggi del Novecento (l’apertura sontuosa e languida, quasi ellingtoniana, di "Ensemble Equals Together") col pianoforte, fino a quel punto muto, ad aprire altre stanze.

Poi lo swing sghembo e implicito di "Leaving the Classroom of a Beloved Teacher", dove la grammatica tayloriana si fa largo (a proposito, ascoltate il doppio live in solo del 2000 pubblicato sul finire dello scorso anno da I Dischi di Angelica: è un album semplicemente grandioso), tra un contrabbasso che vaga sornione in una terra di nessuno attraversata da lampi corruschi e strutture aperte a respirare.

Arriva allora la quiete intatta, enigmatica di "Estatic Baobabs", tra iniziali rifrazioni vagamente minimaliste, l’estasi dell’inganno e della visione, azioni in musica (i frangenti meno scabri del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza o le Actions for Free Jazz Orchestra di Krzysztof Penderecki) rumori di fauna, sintomi di deriva, Africa rituale (il pezzo ha un quid da invocazione voodoo), rami, rizomi; fino poi a sparire nella perfezione di un altro silenzio.

Rotto dalle fratture ritmiche dell’elettronica di Matthew Wright (complice con Trance Map+ ed Evan Parker di Crepuscule in Nickelsdorf, una delle perle del 2019) su cui monta una marea di caos organizzato e liberissimo di scemare, salire, invadere le orecchie e l’aria, lasciarsi osservare nel suo continuo mutare di forma. Sino a quando interviene il pianoforte ad affermare una ragione narrativa che presto scompare per dare nuovamente campo a Parker, che con il suo soprano a tratti scova spigoli ruvidi e (im)perfetti nel far riaffiorare memorie di Lacy, e a un suono capace di coniugare il peso specifico delle grandi distese acquatiche e dell’approccio braxtoniano con una leggerezza calviniana.

Il primo grande disco dell’anno nuovo.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

Mulatu Astatke, il custode dell’Ethio-jazz

Mulatu Astatke ritorna con Tension, il risultato della sua collaborazione con l'israeliana Hoodna Orchestra

Ennio Bruno
jazz

Fresu, una specie di Miles

Kind of Miles è l'omaggio di Paolo Fresu a Miles Davis, ora in disco

Guido Festinese
jazz

Il post jazz secondo Anna Butterss

Mighty Vertebrate è il nuovo album della bassista e compositrice australiana

Alberto Campo